giovedì 9 agosto 2007



















Raskol'nikov lo aspettava in fondo al corridoio.
"Lo sapevo che saresti venuto fuori" gli disse. "Torna da loro e rimani con loro...Rimani con loro anche domani...e sempre. Io...forse verrò...se potrò. Addio!"
E se ne andò, senza dargli la mano.
"Ma dove vai? Che cosa fai? Che hai? Ma è possibile!..." borbottava Razumichin, completamente scombussolato.
Raskol'nikov si fermò.
"Una volta per sempre: non domandarmi mai nulla. Non ho nulla da dirti... Non venire da me. Forse verrò io qui...lasciami solo...Ma loro, non lasciarle. Mi capisci?"
Il corridoio era piuttosto buio; si erano fermati vicino alla lampada. Per un minuto si guardarono in silenzio. Razumichin si ricordò di quel minuto per tutta la vita. Lo sguardo fisso e ardente di Raskol'nikov diventava sempre più prepotente, gli penetrava nell'anima, nella coscienza. A un tratto Razumichin sussultò. Fra loro passò qualcosa di strano...Un'idea rapida come un lampo, un'illusione seppur lontanissima, una cosa terribile, mostruosa, che tutti e due afferrarono di colpo...Razumichin diventò pallido come un morto.
"Capisci ora?" disse a un tratto Raskol'nikov, con un viso sofferente e stravolto. "Torna indietro, va' da loro" aggiunse, poi si girò e se ne andò.

Dostoevskij, Delitto e Castigo, parte IV cap. III

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