martedì 26 gennaio 2016

Durante una marcia,3


Ed io, se a volte di sì aspra vita
soffro, che i sensi ne son tutti offesi;
credi, non è la gravezza dei pesi,
è l’inutilità della fatica.

E tu questo lo sai, mia bella amica;
sai come in breve a consolarmi appresi.
Lina cui poco detti e molto chiesi

penso, e rinnovo la querela antica.
«Saperti amante e non poterti avere,
star lontano da te quando in cor m’ardi,

aver la lingua e non poter parlare,
udir quest’acqua e non chinarsi a bere,
correre in riga quando a lenti e tardi
passi vorrei pensosamente andare».
U.Saba