sabato 31 dicembre 2011

Portami il girasole














Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

Eugenio Montale, da Ossi di seppia



Per una vecchia amica forse mai del tutto perduta ma stasera sicuramente ritrovata. E per un regalo di Natale che fiorirà sul davanzale.

domenica 25 dicembre 2011

Natale 2011
















Giorgione, Sacra Famiglia


Nel bambino nella stalla di Betlemme, si può, per così dire, toccare Dio e accarezzarlo.

Benedetto XVI

Buon Natale a tutti, amici

sabato 17 dicembre 2011

E fuggiranno tristezza e pianto















Monte Carmelo

Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saròn.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua.
I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli
diventeranno canneti e giuncaie.
Ci sarà una strada appianata
e la chiameranno Via santa;
nessun impuro la percorrerà
e gli stolti non vi si aggireranno.
Non ci sarà più il leone,
nessuna bestia feroce la percorrerà,
vi cammineranno i redenti.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.


Isaia 35

sabato 3 dicembre 2011

Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza. In verità, il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l'uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l'uomo deve poter viaggiare.


Andrej Arsen'evič Tarkovskij, da Tempo di viaggio, 1983

lunedì 28 novembre 2011

Colletta Alimentare 2011


















Caravaggio, Le sette opere di misericordia


"Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Mt25, 34-40


http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/11/26/da-rold-colletta/224752/

mercoledì 23 novembre 2011

Il viaggio


















Friedrich, Sul veliero

Per il ragazzo, amante delle mappe e delle stampe,
l’universo è pari al suo smisurato appetito.
Com'è grande il mondo al lume delle lampade!
Agli occhi del ricordo com'è piccolo il mondo!

Un mattino partiamo, il cervello in fiamme,
il cuore gonfio di rancori e desideri amari,
e andiamo, al ritmo delle onde, cullando
il nostro infinito sull’infinito dei mari:

c’è chi è lieto di fuggire una patria infame;
altri, l’orrore dei propri natali, e alcuni,
astrologhi annegati negli occhi d’una donna,
la Circe tirannica dai subdoli profumi.

Per non esser mutati in bestie, s’inebriano
di spazio e luce e di cieli ardenti come braci;
il gelo che li morde, i soli che li abbronzano
cancellano lentamente la traccia dei baci.

Ma i veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri, s’allontanano come palloni,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!

I loro desideri hanno la forma delle nuvole,
e, come un coscritto sogna il cannone,
sognano voluttà vaste, ignote, mutevoli
di cui lo spirito umano non conosce il nome!


Baudelaire, Le Voyage

venerdì 11 novembre 2011

Il velo delle cose













«Questa specie di confessione delle cose, che confessano la loro verità, è essa stessa non indiscreta e non illimitata. ha i suoi limiti nell'intimità dell'essere. Le cose sono non soltanto svelate, sono sempre e fino alla fine altrettanto essenzialmente velate. Questo velamento significa, secondo natura, una delimitazione del loro svelamento, ma non necessariamente una delimitazione della loro verità. Giacchè il velamento non si pone contro lo svelamento come una barriera che blocca da fuori, ma piuttosto come una forma o proprietà inerente inerente allo stesso svelamento. Le cose sono di fatto svelate in quanto velate, e in questa forma esse diventano oggetto di conoscenza... Qui appare realmente e letteralmente il mistero come mistero: proprio lo svelarsi dell'essere è come tale, il suo più profondo velamento...Non si può amare ciò che non ha niente di misterioso; sarebbe al massimo qualcosa di cui si potrebbe disporre, non una persona da poter guardare».

H. U. Von Balthasar, da Teologica

sabato 5 novembre 2011

L’atlante del Gran Khan contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide, Utopia, la Città del Sole, Oceana, Tamoé, Armonia, New-Lanark, Icaria.
Chiese a Marco Kublai:- Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.
- Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell’approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s’incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d’istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto.
Già il Gran Khan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.
Dice:- Tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo:- L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Calvino, da Le città invisibili

giovedì 27 ottobre 2011













Tramonto a Berlino, 22/10/2011

"Questo è ciò che sento… adesso, a ogni ora del giorno. Tutte le cose buone sono una cosa sola. Tramonti, scuole di filosofia, bambini, costellazioni, cattedrali, opere d’arte, montagne, cavalli, poesie; sono solo travestimenti. Un’entità soltanto si muove sempre tra noi, celandosi sotto il manto grigio della chiesa o nel verde dei prati. Lui c’è sempre, dietro a ogni cosa, soltanto lui può indossare quei travestimenti in modo tanto splendido".

G.K.Chesterton, da una lettera alla moglie 11/7/1899


martedì 18 ottobre 2011

Lo scopo












P. Cézanne, Mont Saincte Victorie, 1904-1906

"Raggiungerò lo scopo tanto cercato, e per tanto tempo inseguito? Lo spero, ma poiché non l’ho raggiunto, mi pervade un vago senso di malessere, che sparirà solo quando avrò raggiunto il porto, cioè quando avrò realizzato qualcosa che si sviluppi meglio che in passato e nello stesso tempo dimostri le mie teorie. Queste sono sempre facili, è il provarle quello che presenta serie difficoltà. Continuo dunque i miei studi. Ho riletto la vostra lettera e vedo che non rispondo sempre a tono. Scusatemi; è perché, ve l'ho detto, ho sempre la preoccupazione di raggiungere lo scopo. Studio sempre dal vero, e mi sembra di fare dei lenti progressi. Avrei voluto che foste qui, perché la solitudine mi pesa sempre un po'. Ma sono vecchio, malato, e ho giurato a me stesso di morire dipingendo, anziché sprofondare nell'avvilente rimbambimento che minaccia i vecchi che si lasciano dominare sa passioni abbruttenti. Se un giorno avrò il piacere di rivedervi, potremo spiegarci meglio, a viva voce. Mi scuserete se torno sempre sullo stesso punto, ma credo nello sviluppo logico di ciò che vediamo e sentiamo studiando dal vero".

Paul Cézanne ad Emile Bernard, 21 settembre 1906

martedì 11 ottobre 2011

NOTIFICAZIONE DI PRESENZA SUI COLLI EUGANEI

Se la fede, la calma d'uno sguardo
come un nimbo, se spazi di serene
ore domando, mentre qui m'attardo
sul crinale che i passi miei sostiene,

se deprecando vado le catene
e il sortilegio annoso e il filtro e il dardo
onde per entro le piú occulte vene
in opposti tormenti agghiaccio et ardo,

i vostri intimi fuochi e l'acque folli
di fervori e di geli avviso, o colli
in sí gran parte specchi a me conformi.

Ah, domata qual voi l'agra natura,
pari alla vostra il ciel mi dia ventura
e in armonie pur io possa compormi.

Andrea Zanzotto, da IX Ecloghe

venerdì 30 settembre 2011












Non ci sono parole per esprimere l'abisso che corre fra l'essere soli e l'avere un alleato. Si può concedere ai matematici che quattro è due volte due; ma due non è due volte uno: due è duemila volte uno.

G. K. Chesteron, da L'uomo che fu Giovedì

venerdì 23 settembre 2011

E' fuggita l'estate,
più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.

Quel che poteva essere
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.

Ne' il bene ne' il male
sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.

La vita mi prendeva,
sotto l'ala mi proteggeva,
mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.

Non sono bruciate le foglie,
non si sono spezzati i rami...
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.

Arsenij Tarkovskij

domenica 11 settembre 2011

Dieci anni dopo


















Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare.

Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i monti per i suoi flutti.

Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell'Altissimo.

Dio sta in essa: non potrà vacillare; la soccorrerà Dio, prima del mattino.

Fremettero le genti, i regni si scossero; egli tuonò, si sgretolò la terra.

Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto portenti sulla terra.

Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance, brucerà con il fuoco gli scudi.

Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.

Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.


Salmo 46

sabato 10 settembre 2011

Campus Museo Diocesano 5-9 settembre

"Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre costretti a spiegar loro le cose"

Antoine de Saint-Exupéry

lunedì 29 agosto 2011

Dopo il Meeting 2011

L'uomo non ha bisogno di strumenti, per belli che siano, come certi libri e certe musiche, ma ha solo bisogno di uno sguardo.

Padre Aldo Trento

martedì 16 agosto 2011

Primi incontri













Dei nostri incontri

ogni istante festeggiavamo

come un'epifania,

soli nell'universo tutto.

Più ardita e lieve d'un battito d'ali

per le scale correvi

come un capogiro,

precedendomi tra cortine di umido lillà

nel tuo regno dall'altra parte dello specchio.

Quando la notte venne

ebbi da te la grazia.

Si spalancarono le porte dell'altare

e le tenebre illuminò,

chinandosi lenta, la tua nudità.

E io, destandomi, "sii benedetta", dissi,

pur sapendo che oltraggio era

la mia benedizione.

Tu dormivi,

e a sfiorarti le palpebre col suo violetto

a te tendeva, dal tavolo, il lillà.

E le tue palpebre sfiorate di violetto

erano quiete, e calda la tua mano.

E nel cristallo pulsavano i fiumi,

fumavano le montagne, luceva il mare.

E tu tenevi in mano la sfera di cristallo,

e tu in trono dormivi,

e, Dio ! ,

tu eri mia.

Poi ti destasti,

e trasfigurando il quotidiano vocabolario umano

a piena voce pronunciasti

" Tu ! "

E la parola svelò il suo vero significato,

e zar divenne.

Nel mondo tutto fu trasfigurato,

anche le cose semplici,

- il catino, la brocca, l'acqua

che sta fra noi come una sentinella,

inerte e dura.

Chissà dove fummo spinti...

Dinanzi a noi si stesero, come miraggi,

città nate da un prodigio.

La mente sola si stendeva

sotto i nostri piedi,

e gli uccelli c'eran compagni di viaggio,

e i pesci balzavano dal fiume,

e il cielo si spalancava ai nostri occhi

quando il destino seguiva i nostri passi

come un pazzo con il rasoio in mano.

Arsenij Tarkovskij

lunedì 8 agosto 2011

1-8/8/2011: Puglia!














Io&Ire, Otranto

La nostra parola iniziale si chiama bellezza [...] Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che (segretamente o apertamente) non è più capace di pregare e, presto, neanche di amare.

Hans Urs von Balthasar, da Gloria


domenica 24 luglio 2011

23/7/2011: Matteo e Chiara oggi sposi
















In qual modo dunque si cerca la felicità? Attraverso il ricordo, quasi che avendola dimenticata mi ricordi della dimenticanza; o per una naturale tendenza a conoscerla come una cosa ignota, non mai conosciuta? Non è proprio la felicità che tutti vogliono, che nessuno, nessuno non vuole? Come l'hanno conosciuta per desiderarla tanto? Dove l'hanno vista per amarla tanto? E non so come, ma in una qualche misura noi l'abbiamo. Se l'uomo non la conoscesse in un modo qualsiasi, non avrebbe il desiderio della felicità, ed è invece certissimo che la vuole. Essa è dunque conosciuta da tutti, e tutti, se si potessero interrogare con un termine comune se vogliono essere felici, tutti risponderebbero affermativamente senza ombra di esitazione. Ciò non potrebbe accadere se la cosa significata da quella parola non fosse conservata nella memoria.

Sant'Agostino, da Confessioni, libro X, cap.XX

venerdì 15 luglio 2011

To fill a Gap
Insert the Thing that caused it --
Block it up
With Other -- and 'twill yawn the more --
You cannot solder an Abyss
With Air.


E.Dickinson

martedì 12 luglio 2011















Manet, Sulla spiaggia

“Conosco degli uomini che sentono il bisogno del mare e lo cercano al passo lento della loro carovana. Costoro, quando giungono sul promontorio dal quale dominano quella vasta e profonda distesa, respirando l’acre odore del sale e restando estasiati davanti a uno spettacolo che non serve a nulla in quel momento, perché il mare non si può afferrare. Ma dentro il loro cuore sono purgati dalla schiavitù delle cose meschine. Forse essi osservano nauseati, come dalle sbarre di una prigione, il bricco, gli utensili da cucina, le lagnanze delle mogli, la ganga quotidiana che può essere un volto letto in trasparenza e costruire l’essenza delle cose, ma che talvolta diventa una pesante tomba e li imprigiona. Allora essi fanno provvista di vastità e riportano nelle loro case la beatitudine che vi hanno trovata. E la casa non è più la stessa perché in qualche luogo esiste una pianura sul far del giorno e il mare. Perché tutto si apre su qualcosa di più vasto di noi. Tutto diviene sentiero, strada e finestra su qualcosa che è diverso da noi”.

Saint Exupery, da Cittadella

giovedì 30 giugno 2011

Ai vida

Porque é longa a minha sede
Trago a alma insaciada
Uma voz sem tom nem tempo
Age oculta p'la calada

Sou a solidão do templo
Quando o nevoeiro cerra
Sou a estranha flôr ao vento
No esquecimento da Terra

Num intenso gesto de alma
Sou esta pena de me achar tão só
Tanto e tão pouco!
Ai vida!

Porque é longa a minha sede
Trago a alma insaciada
Uma voz sem tom nem tempo
Age oculta p'la calada...

Jorge Fernando (Fado portoghese)

venerdì 24 giugno 2011

























Caravaggio, San Giovanni Battista


«Perché io t’ho amato. Mi senti, martire senz’amore? T’ho amato così come potevo; così come dovevo»

Testori, da Erodiade


venerdì 17 giugno 2011

La scoperta di oggi


















Michelangelo, Schiavo che si desta (Prigioni)


Le senti come chiedono realtà
scarmigliate, feroci,
le ombre che forgiammo insieme
in questo immenso letto di distanze?
Stanche ormai di infinito, di tempo
senza misura, di anonimato,
ferite da una grande nostalgia di materia,
chiedono limiti, giorni, nomi.
Non possono vivere più così: sono alle soglie
della morte delle ombre, che è il nulla.
Accorri, vieni, con me.
Insieme cercheremo per loro
un colore, una data, un petto, un sole.
Che riposino in te, sii tu la loro carne.
Si placherà la loro enorme ansia errante,
mentre noi le stringiamo avidamente
fra i nostri corpi,
dove potranno trovare nutrimento e riposo.
Si assopiranno infine nel nostro sonno
abbracciato, abbracciante. E così,
quando ci separeremo, nutrendoci
solo di ombre, fra lontananze,
esse
avranno ormai ricordi,
avranno un passato di carne ed ossa,
il tempo vissuto dentro di noi.
E il loro tormentato sonno
di ombre sarà, di nuovo, il ritorno
alla corporeità mortale e rosa
dove l'amore inventa il suo infinito.

Pedro Salinas, da La voce a te dovuta

lunedì 13 giugno 2011

"Sento carenza di amici. La fregatura dell'uomo non è la carne, ma la mancanza di ubiquità (ci vorrebbe evidentemente più carne)."


G. Contini, Lettera a Montale

martedì 7 giugno 2011

1-5 giugno: Ucraina














Padre Scalfi insieme a Madre Maria de las Lacrimas, Ivano Frankivsk

"Ce ne sono di cose al mondo che meritino fedeltà? Ben poche. Io penso che si debba essere fedeli all'immortalità, quest'altro nome della vita, solo un po' più forte".

B. Pasternak, da Il dottor Zivago

domenica 22 maggio 2011












“L'educazione è il punto in cui si decide se amiamo abbastanza il mondo per assumercene la responsabilità


Hanna Arendt

mercoledì 11 maggio 2011

I’ mi son caro assai più ch’i’ non soglio;
poi ch’i’ t’ebbi nel cor più di me vaglio,
come pietra c’aggiuntovi l’intaglio
è di più pregio che ’l suo primo scoglio.
O come scritta o pinta carta o foglio
più si riguarda d’ogni straccio o taglio,
tal di me fo, da po’ ch’i’ fu’ berzaglio
segnato dal tuo viso, e non mi doglio.
Sicur con tale stampa in ogni loco
vo, come quel c’ha incanti o arme seco,
c’ogni periglio gli fan venir meno.
I’ vaglio contr’a l’acqua e contr’al foco,
col segno tuo rallumino ogni cieco,
e col mie sputo sano ogni veleno.

Michelangelo, Rime, 90

mercoledì 4 maggio 2011

Ti ricordi quei giorni

Ti ricordi quei giorni?
Uscimmo dopo le canzoni per camminare piano...
Ti ricordi quei giorni?
Gli amici bevevano vino, qualcuno parlava e rideva, noi quasi lontano,
vicino a te,
vicino a me
e ci parlammo ognuno per lasciare qualcosa,
per creare qualcosa, per avere qualcosa...

Ti ricordi quei giorni?
I tuoi occhi si incupivano, il tuo viso si arrossava
e ti stringevi a me nella mia stanza,
quasi un respiro, poi mi dicesti "Basta,
perché non voglio guardarti,
perché ho paura ad amarti".
E dicesti, e dicesti e dicesti...

Le tue parole
quasi io non ricordo più,
ma nemmeno tu ricordi niente....

Ora dove sei e che gente
vede il tuo viso e ascolta
le tue parole leggere,
le tue sciocchezze leggere,
le tue lacrime leggere,
come una volta?

Che cosa dici ora
quando qualcuno ti abbraccia
e tu nascondi la faccia
e tu alzi fiera la faccia
e guardi diritto in faccia
come allora?

Qui un poco piove e un poco il sole,
aspettiamo ogni giorno
che questa estate finisca,
che ogni incertezza svanisca...

E tu? Io non ricordo più
che voce hai...
Che cosa fai?
Io non credo davvero
che quel tempo ritorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni,
ma ricordo quei giorni
ma ricordo...

Francesco Guccini

domenica 24 aprile 2011

Pasqua












L’attesa è dentro di noi, niente potrà strapparla via. Potremo forse ignorarla, ma non sopprimerla, restiamo inquieti: l’unica cosa che vogliamo sapere è se quell’uomo è risorto e quella resurrezione c’entra con me ora, in questo istante in cui scrivo.

Alessandro d'Avenia