venerdì 25 giugno 2010

Amo la mia città














"I passi, seguendo lo sguardo, si avvicinano a quella meraviglia. La Madonnina è lassù, leggera e scintillante. Poi, una volta giunti, ecco il Duomo tutto intero, la sua potenza ora ci si mostra tutta dopo la leggerezza che ce l’aveva annunciato. Il poeta Clemente Rebora ha ben sintetizzato, in una sua celebre quartina, il sentimento di noi tutti di fronte al Duomo:


Il portentoso Duomo di Milano
non svetta verso il cielo
ma ferma questo in terra in armonia
nel gotico bel di Lombardia.


La caratteristica del Duomo non è di svettare, ma di tirare giù il cielo, di tirarlo in terra. Visto in mezzo alle case, sembra che voglia correre lassù, perché quella che vediamo è solo la guglia che regge la Madonnina. Ma quando ci si va vicino la prospettiva si modifica. I nostri santi sono così – pensiamo a san Carlo Borromeo, o al nostro nuovo santo, don Gnocchi. Milano è così, e anche la sua fede, quando c’è, è così. È tutta gente che ha realizzato il cristianesimo nel concreto delle cose, della terra, sporcandosi sempre le mani".



Luca Doninelli


(l'intero articolo si può leggere qui: http://www.tracce.it/?id=329&id_n=15900)

martedì 15 giugno 2010















Hopper

"Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perchè attendiamo??"

Cesare Pavese, da Il mestiere di vivere

giovedì 10 giugno 2010

"Il canto è gratuito, il canto è carità. È carità pura, il canto [...] Siete mai entrati in una casa dove c'è una giovane madre affettuosa? È impossibile che il suo bambino piccolo non canticchi. Canta, canticchia, tira fuori chissà da dove delle armonie: e ha quattro anni! È espressione della letizia e della tranquillità che viene dall'essere amati. Che viene dall'appartenenza".
Don Giussani
(grazie Gio)

domenica 6 giugno 2010















Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.