martedì 28 aprile 2009

Tanto gentile e tanto onesta pare

XXVI. Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole, venne in tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d'alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse. Ella coronata e vestita d'umilitade s'andava, nulla gloria mostrando di ciò ch'ella vedea e udia. Diceano molti, poi che passata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano: «Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare!». Io dico ch'ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare. Queste e più mirabili cose da lei procedeano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo de la sua loda, propuosi di dicere parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur coloro che la poteano sensibilemente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile.

Tanto gentil e tanto onesta pare
la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umilta' vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi si' piacente a chi la mira,
che da' per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender non la puo' chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.

Dante Alighieri, da Vita Nova

sabato 25 aprile 2009

Bridge over troubled water

When you’re weary,
feeling small,
When tears are in your eyes,
I will dry them all;
I’m on your side.
When times get rough
And friends just can’t be found,
Like a bridge over troubled water
I will lay me down.
Like a bridge over troubled water
I will lay me down.

When you’re down and out,
When you’re on the street,
When evening falls so hard
I will comfort you.
I’ll take your part.
When darkness comes
And pain is all around,
Like a bridge over troubled water
I will lay me down.
Like a bridge over troubled water
I will lay me down.

Sail on silvergirl,
Sail on by.
Your time has come to shine.
All your dreams are on their way.
See how they shine
If you need a friend
I’m sailing right behind.

Like a bridge over troubled water
I will ease your mind.
Like a bridge over troubled
I will ease your mind.

Simon & Garfunkel

mercoledì 22 aprile 2009


















Trinità Rublev

"L'amicizia, questa nascita misteriosa del Tu, è l'ambiente e il mezzo in cui comincia la rivelazione della Verità".

Pavel Florenskij, da La colonna e il fondamento della verità

venerdì 17 aprile 2009














Magritte

"Ma proprio, a volte, nel momento in cui tutto ci sembra perduto giunge l'avvertimento che può salvarci, abbiamo bussato a tutte le porte che non danno su niente e la sola attraverso la quale si può entrare e che avremmo cercato invano per cento anni l'urtiamo senza saperlo, e si apre".



Marcel Proust

martedì 14 aprile 2009

“Devo anche vincere quella paura indefinita che mi porto dentro. La vita è difficile davvero, è una lotta di minuto in minuto (non esagerare tesoro!), ma è una lotta invitante.
Una volta io mi immaginavo un futuro caotico perché mi rifiutavo di vivere l’istante più prossimo. Ero come un bambino molto viziato, volevo che tutto mi fosse regalato. A volte avevo la certezza - peraltro molto vaga - che in futuro sarei potuta diventare “qualcuno” e avrei realizzato qualcosa di “straordinario”, altre volte mi ripigliava quella paura confusa che “sarei andata in malora lo stesso”.
Comincio a capire perché: mi rifiutavo di adempiere ai compiti che avevo sotto gli occhi, mi rifiutavo di salire verso quel futuro di gradino in gradino. E ora, ora che ogni minuto è pieno, pieno sino all’orlo di vita e di esperienza, di lotta e vittorie e cadute, ma subito dopo di nuovo lotta e talvolta pace, - ora non penso più a quel futuro, in latre parole mi è indifferente se riuscirò a produrre qualcosa di straordinario oppure no, perché sono certa che verrà fuori qualcosa. Una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria, avevo la sensazione che ogni cosa che faccio non fosse ancora quella “vera”, ma una preparazione a qualcosa di diverso, di grande, di vero, appunto. Ora questo sentimento è cessato. Io vivo, e vivo pienamente e la vita vale la pena viverla ora, oggi, in questo momento [...].”
Etty Hillesum, da Diario 1941-1943

domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua!


















La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino. La promessa di Cristo non è soltanto una realtà attesa, ma una vera presenza.


Benedetto XVI


Noi diciamo quello che dovrebbe essere o quello che non va e “non si parte dall’affermazione che Cristo ha vinto”. Che Cristo ha vinto, che Cristo è risorto, significa che il senso della mia vita e del mondo è presente, è già presente, e il tempo è l’operazione profonda e misteriosa del suo manifestarsi.


Luigi Giussani

venerdì 10 aprile 2009

Venerdì Santo


















Beato Angelico, Crocefisso adorato da s.Domenico (particolare), Firenze, san Marco

"Da quando è morto in croce quell'uomo, la parola sacrificio è diventata una parola gigante, grande e ha svelato -come quando si alza il sole, come un sole che si alza- che tutta la vita di tutti gli uomini è tramata di sacrifici, è piena di brividi di sacrificio, è come dominata dalla necessità di sacrificare [...] e su tutto incombe il sacrificio più grosso che si possa concepire, che è morire. [...]
Il sacrificio era inconcepibile, ributtante, ma c'è un momento nella storia in cui il sacrificio è cominciato a diventare interessante -ossia riguardava l'interesse dell'uomo, cioè il destino dell'uomo-: quando Cristo è morto in croce, affinchè gli uomini potessero essere salvati dalla morte, affinchè le cose potessero essere salvate dalla corruzione, dal diventare vermi, piccoli, numerosi".


Luigi Giussani, da Si può vivere così

martedì 7 aprile 2009

"Oh! Noi non vogliamo dire di più davanti ai lutti e alle rovine dalle dimensioni tragiche, che sembrano superare ogni misura e rifiutare ogni conforto. Vogliamo comprendere e raccogliere in silenzio riverente il grido ineffabile di questa acerbissima pena. Ma una parola non possiamo tacere per i cuori forti, per gli animi buoni: niente disperazione! Niente cecità del fato! La nostra incapacità a dare una spiegazione, che rientri negli schemi abituali della nostra breve e miope logica, non annulla la nostra superiore fiducia nella misteriosa, ma sempre provvida e paterna presenza della bontà divina, che sa risolvere a nostro vantaggio anche le più gravi e incomprensibili sciagure. La Madonna rimetta col suo fiat, la pazienza, la speranza e anche l’Alleluia pasquale sulle nostre labbra e nei nostri cuori". Sono parole di Paolo VI, pronunciate il 9 maggio 1976, pochi giorni dopo il devastante terremoto del Friuli.

Che altro aggiungere? Forse solo ciò che lo stesso Papa Montini disse in quella stessa occasione, che cioè in questo «male che ci colpisce» possiamo intravvedere qualche barlume: «Il primo bene è la solidarietà; il dolore si fa comunitario, e nel nostro abituale disinteresse, e nelle nostre contese egoiste ci fa sperimentare uno sconosciuto amore. Ci sentiamo fratelli, diventiamo cristiani, comprendiamo gli altri, esprimiamo finalmente l’amore disinteressato, solidale e sociale. E poi impariamo a “vincere il male nel bene”, cioè a far scaturire energie positive di bene dalla stessa sventura che ci affligge».

Due giorni dopo il terremoto in Irpinia del 1980, Giovanni Paolo II si è recato personalmente sul posto. Anche lui attonito di fronte alla tragedia: «Ecco i sentimenti, le espressioni che mi vengono dal cuore. Come vedete, vengono con difficoltà, perché la commozione è maggiore della possibilità di parlare e di formulare bene le idee». Ma anche lui carico di speranza: «Io vengo, carissimi fratelli e sorelle, per dirvi che siamo vicino a voi per darvi un segno di quella speranza, che per l’uomo deve essere l’altro uomo. Per l’uomo sofferente, l’uomo sano; per un ferito, un medico, un assistente, un infermiere; per un cristiano, un sacerdote. Così un uomo per un altro uomo. E quando soffrono tanti uomini ci vogliono tanti uomini, molti uomini, per essere accanto a quelli che soffrono. Non posso portarvi niente più di questa presenza; ma con questa presenza si esprime tutto». Con essa, infatti, «si realizza la presenza di Cristo. E, con la presenza di Cristo, il mondo anche stigmatizzato dalla croce porta in sé la speranza della risurrezione».

E, in questa speranza, la tenacia concreta di tutto l’aiuto operativo che si può dare. E a proposito di aiuto operativo che si può dare vi segnaliamo l’iniziativa di solidarietà del Banco Alimentare.

Pigi Colognesi, Editoriale del Sussidiario.net



http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=15995