martedì 8 dicembre 2015


Photo inspired by Hopper 

«Amare e non essere amato, essere a letto e non dormire, aspettare e non veder arrivare, sono tre cose che fanno morire». Così, più o meno, recita il proverbio.
Irène Némirovsky, da Il malinteso

giovedì 19 novembre 2015

Senza di te tornavo

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d’esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m’hanno oscurato agli occhi l’erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c’è solo l’ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest’angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.

                                                        P.P. Pasolini

mercoledì 28 ottobre 2015

A se stesso


A. Burri, Rosso Plastica

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l'inganno estremo
ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, nè di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla, e fango è il mondo.
T'acquieta ormai. Dispera
l'ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera
e l'infinità vanità del tutto.
G. Leopardi

domenica 11 ottobre 2015

Delusione


"Nell’arte c’è una finezza che apprezzo: il lieto fine che ci consola dell’esistenza quotidiana. La vita è delusione, tanto spesso ci defrauda dell’atto finale. Ma questa non è forse la stupidità della naturalezza?"
Robert Musil

lunedì 5 ottobre 2015

Attese e non venute


Edward Hopper

A me, percosso 
dalle cose attese e non venute, 
dalle promesse vanite nel cuore 
da tante pochezze di terra,
queste cose piccine, da nulla, sono
quotidiano flagello ed insulto, 
un rodermi lento e oscuro 
che macera lo spirito. 

                               Aldo Agazzi, da Poemetti

domenica 20 settembre 2015

Avvertire l'assenza

"Nessuno comincia ad amare una donna se prima non si è dilettato della sua bellezza. Né, tuttavia, avviene che appena gode del suo aspetto la ami. Segno di amore completo è il fatto che quando essa è assente la desidera, avverta la sua assenza come un grave peso e ne brama la presenza".

 San Tommaso d’Aquino, in IX Eth. Lectio 5, 1024

venerdì 4 settembre 2015

La noche es la gran duda

La noche es la gran duda
del mundo y de tu amor.
Necesito que el día
cada día me diga
que es el día, que es él, 
que es la luz: y allí tú.
Ese enorme hundimiento
de mármoles y cañas,
ese gran despintarse
del ala y de la flor:
la noche; la amenaza
ya de una abolición
del color y de ti,
me hace temblar: ¿la nada?
¿Me quisiste una vez?
Y mientras tú te callas
y es de noche, no sé
si luz, amor existen.
Necesito el milagro
insólito: otro día
y tu voz, confirmándome
el prodigio de siempre.
Y aunque te calles tú,
en la enorme distancia,
la aurora, por lo menos,
la aurora, sí. La luz
que ella me traiga hoy
será el gran sí del mundo
al amor que te tengo.


                    Pedro Salinas

giovedì 13 agosto 2015


Tavolara, 30 luglio 2015

Guardo ogni cosa bella due volte. Ho deciso così. Una volta per me e una per te. 


D. Grossman, da Che tu sia per me il coltello

mercoledì 22 luglio 2015

Infinite

My bounty is as boundless as the sea,
My love as deep. The more I give to thee,
The more I have, for both are infinite.

Shakespeare, da Romeo and Juliet


mercoledì 15 luglio 2015

Felicità raggiunta?


Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

E. Montale

martedì 7 luglio 2015

Amare ancora

Richard Tuschman, Green Bedroom (Morning)

Ma che amarezza, amore mio, 
veder le cose come vedo io 
e aver perfino dimenticato 
che non son nato come voglio io, 
come voglio io. 

Che delusione, povero amore, 
vivere la vita con questo cuore 
e non volere perdere niente 
e amare ancora come l'altra gente, 
come l'altra gente. 

Basterebbe soltanto ritornare bambini e ricordare... 

E ricordare che tutto è dato, che tutto è nuovo 
e liberato... e liberato! 



                                                                   Claudio Chieffo



Devo aver già appuntato questa canzone, molto tempo fa. Ma adesso è di nuovo il momento.

martedì 9 giugno 2015

Che tu sia per me il coltello


«Non ho idea se tu sia interessato a leggere quello che ho da dirti. Comunque, ho continuato a scriverti dentro di me. A dire il vero, questo, senza intenzione, è diventato per me una specie di “diario”. Ho scoperto che se talvolta mi aiuta ad alleviare il dolore, spesso lo acuisce. In un modo o nell’altro considero questa mia volontà di scrivere (e il bisogno, anche, vorrei dire) come un dono straordinario».

David Grossman, da Che tu sia per me il coltello

martedì 2 giugno 2015

Pace non trovo

Pace non trovo e non ho da far guerra
e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio;
e volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.

Tal m'ha in pregion, che non m'apre nè serra,
nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;
e non m'ancide Amore, e non mi sferra,
nè mi vuol vivo, nè mi trae d'impaccio.

Veggio senz'occhi, e non ho lingua, e grido;
e bramo di perire, e chieggio aita;
e ho in odio me stesso, e amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte e vita:
in questo stato son, donna, per voi.

F. Petrarca


venerdì 24 aprile 2015

Indovinare

"Sopravvenne il silenzio. Lei continuava a fare segni col gessetto sul tavolo. I suoi occhi splendevano d’un quieto splendore. Corrispondendo al suo stato d’animo, lui percepiva in tutto il suo essere la tensione della felicità che andava via via crescendo.
«Ah! Ho scarabocchiato tutto il tavolo!» disse lei e, poggiato il gessetto, fece un movimento come se volesse alzarsi.
«Come faccio a restare solo… senza di lei?» pensò lui con terrore e prese il gessetto. «Aspettate», disse, sedendosi al tavolo. «È tanto che volevo chiedervi una cosa.»
La guardava dritto negli occhi affettuosi, anche se spaventati.
«Prego, chiedetemela.»
«Ecco», disse lui, e scrisse le lettere iniziali: q, m, a, r: q, n, è, p, v, d, m, o, a? Le lettere volevano dire: «quando mi avete risposto: questo non è possibile, volevate dire mai, o allora?» Non c’era alcuna probabilità che lei potesse capire quella frase complicata; ma lui la guardò come se la sua vita dipendesse dal fatto se lei avrebbe capito o no quelle parole.
Lei lo guardò seriamente, poi appoggiò la fronte aggrottata sulla mano e si mise a leggere. Di tanto in tanto gli lanciava un’occhiata, chiedendogli con lo sguardo: «È quello che penso?»
«Ho capito», disse Kitty arrossendo.
«Che parola è questa?» disse lui indicando la m, che stava a indicare la parola mai.
«Questa parola significa mai», disse lei, «ma non è vero!»
Lui cancellò in fretta quanto aveva scritto, le porse il gesso e si alzò. Lei scrisse: a, n, p, r, a.
Dolly si riprese completamente dal dolore provocatole dal colloquio con Alekséj Aleksàndrovič quando vide quelle due figure: Kitty col gessetto in mano e un sorriso timido e felice che guardava in su verso Lévin, e la bella figura di lui curva sul tavolo, con gli occhi ardenti, puntati ora sul tavolo, ora su sua sorella. A un tratto lui si fece raggiante: aveva capito. Voleva dire: «allora non potevo rispondere altrimenti».
La fissò con aria timida, interrogativa.
«Solo allora?»
«Sì», rispose il suo sorriso.
«E ad… E adesso?» domandò lui.
«Ecco, allora leggete. Dico quello che desidererei. Che desidererei tanto!» Scrisse le lettere iniziali: c, v, p, d, e, p, q, c, è, s. Voleva dire: «Che voi possiate dimenticare e perdonare quel che è stato».
Lui afferrò il gesso con le dita contratte, tremanti e, dopo averlo spezzato, scrisse le iniziali di quanto segue: «non ho niente da dimenticare e da perdonare, non ho mai smesso di amarvi».
Lei lo fissò con un sorriso che si era immobilizzato.
«Ho capito», disse in un sussurro.
Lui si sedette e scrisse una lunga frase. Lei capì tutto al volo e, senza neanche domandargli: è così? prese il gesso e gli rispose subito.
Lui stentò a lungo a capire quel che lei aveva scritto, la scrutava spesso negli occhi. Era annebbiato dalla felicità. Non riusciva in alcun modo a indovinare le parole che lei voleva dirgli; ma nei suoi occhi incantevoli che splendevano di felicità capì tutto quel che doveva sapere. E scrisse tre lettere. Ma non aveva ancora finito di scrivere, che lei già leggeva dietro alla sua mano e finì di scrivere lei, dopodiché scrisse la risposta: Sì."

L. Tolstoj, da Anna Karenina

mercoledì 8 aprile 2015

Ritrovarsi


Volle ritirare la sua mano, ma io la trattenni ancora più forte.
«Ci rivedremo - esclamai - ci ritroveremo, e ci riconosceremo fra tutti».
J.W. Goethe, da I dolori del giovane Werther

giovedì 12 marzo 2015

8 marzo 2015


Chicago, luglio 2014

ad Angelo Majo,
Va
rigotti, 24 settembre 1946
"Mio carissimo,
quante e quante cose mi hai dette nella tua lettera, che io ho atteso (ma perché poi non ti ho scritto io, subito arrivato?), e che io ho ricevuto sempre con quella gioia trepidante con cui si toccano le cose immensamente amate. Perché fra tanti esseri ce n’è alcuniche inesorabilmente si inseriscono nella nostra vita interiore, sì che il loro interesse diventa il nostro interesse."



L.Giussani, da Lettere di fede e amicizia

lunedì 16 febbraio 2015

«Come doveva esser duro vivere soltanto con quello che si sa e che si ricorda, e privi di quello che si spera».
Albert Camus, da La peste

martedì 20 gennaio 2015

Come il mare



E. Hopper

“Io sono al timone della barca, e non posso parlarti, ma in questa solitudine, così grande, così profonda – come il mare – come il mare – io ti parlo – e solo il pensiero di te mi fa vivere.”

G. D'Annunzio