giovedì 29 gennaio 2009














Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943

"Da ragazza, se mi piaceva un fiore, avrei voluto addirittura mangiarmelo. Ero troppo sensuale, vorrei dire troppo possessiva: provavo un desiderio fisico per le cose che mi piacevano, le volevo avere.
E' per questo che sentivo sempre quel doloroso insaziabile desiderio, quella nostalgia per un qualcosa che mi appariva irraggiungibile".


da Etty Hillesum, cercando un tetto a Dio (adattamento teatrale del Diario fatto da Marina Corradi)

martedì 27 gennaio 2009

Il rischio educativo


















Robert Doisneau

"Haec rettuli ut probarem tibi quam vehementes haberent tirunculi impetus primos ad optima quaeque, si quis exhortaretur illos, si quis inpelleret. Sed aliquid praecipientium vitio peccatur, qui nos docent disputare, non vivere, aliquid discentium, qui propositum adferunt ad praeceptores suos non animum excolendi sed ingenium. Itaque quae philosophia fuit facta philologia est".

Seneca, Lettere a Lucilio, XVIII, 3, 23



[Ti ho raccontato questo per dimostrarti come sarebbero impetuosi da principio gli slanci dei novizi verso le cose più alte, se qualcuno li stimolasse e li spronasse. Ma qualche errore si commette per colpa dei maestri che ci insegnano a discutere, non a vivere, qualche altro per colpa dei discepoli che frequentano le scuole non col proposito di esercitare lo spirito, ma l'ingegno. Così quella che fu filosofia è diventata filologia].

martedì 20 gennaio 2009

La ragione della nostra speranza

Fratelli, Dio non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi. Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse.
Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, dicendo: Ti benedirò e ti moltiplicherò molto. Così, avendo perseverato, Abramo conseguì la promessa. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro e per essi il giuramento è una garanzia che pone fine ad ogni controversia.
Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è stata offerta. In essa infatti noi abbiamo come un'ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchisedek.

San Paolo, Eb 6,10-20

sabato 17 gennaio 2009














Beato Angelico, Giudizio Universale (particolare)

«Nessuno può venire a me, se non è attirato dal Padre». Non pensare di essere attirato contro la tua volontà; l’animo è attirato per amore (…). Parlare di volontà è poco, occorre dire che si è attirati dal piacere. Ma che significa essere attirati dal piacere? «Godi nel Signore ed Egli soddisferà i desideri del tuo cuore». Vi è un piacere del cuore che gode di quel dolce pane celeste. Del resto se il poeta (Virgilio) ha potuto scrivere «Ciascuno è attratto dal proprio piacere» - e non dice necessità, dice piacere; non dice obbligo, dice diletto - quanto più noi dobbiamo dire che è attratto a Cristo l’uomo che gode della verità, gode della felicità, gode della giustizia, della vita eterna, dal momento che Cristo è proprio tutto questo. (…).
Un uomo innamorato comprende quello che dico. Un uomo che abbia desideri, che abbia fame, uno che cammini in questo deserto e sia assetato, che aneli alla sorgente della patria eterna, un uomo così sa di cosa sto parlando. Se mi rivolgo invece a un uomo freddo, costui non capisce neppure di che cosa parlo.





S.Agostino da Commento al Vangelo di Giovanni



Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l'animo, e desidera;
per che di giunger lui, ciascun contende.



Dante, Pg. XVII 127-129


domenica 11 gennaio 2009

L'iniziativa

In fondo io non c’ero e Lui mi ha creato,
io non esistevo e Lui mi ha amato,
in fondo ha preso Lui l’iniziativa e allora che paura abbiamo?
Non c’era la luce, non c’era il colore,
non c’era l’amicizia, il tempo e l’amore,
in fondo ha preso Lui l’iniziativa e allora che paura abbiamo?

Solo l’ingratitudine ci fa dimenticare
che Dio non incomincia se non per terminare…
Solo l’ingratitudine ci fa dimenticare
che Dio non incomincia se non per terminare…

In fondo tu non c’eri, non ci saremmo mai incontrati
Se Dio che ci ha voluti non ci avesse amati
in fondo ha preso Lui l’iniziativa e allora che paura abbiamo?
Ed ora non ci resta che una cosa da fare:
seguire la sua strada e cominciare a lavorare,
per primo Lui ci ha amati fino in fondo
e adesso ci regala il mondo
e adesso ci regala il mondo.

Claudio Chieffo

mercoledì 7 gennaio 2009

"Per capire non basta sapere, occorre fare, con quel coraggio della libertà che è aderire all'essere che si vede, cioè alla verità.
Se la legge dell'esistenza è mettere in comune se stessi, noi dovremmo condividere tutto, ogni istante.
Questa è la maturità suprema, che si chiama umanità o santità. Per educarci a questo ideale, l'esserci costretti dalle circostanze (il «dovere» nel senso solito) serve molto più difficoltosamente.
È il piccolo tempo libero che mi educa; ciò che dà l'esatta misura della mia disponibilità agli altri è, l'uso di quel tempo che è solo mio, in cui posso fare «ciò che ho voglia». Ci formiamo così una mentalità, un modo quasi istintivo di concepire la vita tutta come un condividere.
Il piccolo tempo libero redime tutto il resto. E, adagio adagio, andando in «caritativa» si incomincia a capire di più il compagno di banco, il papà e la mamma, il collega di lavoro".

don Giussani, da Il senso della caritativa




Oggi non è che avessi molta voglia di riprendere la caritativa viste le condizioni climatiche...avrei prefwrito starmene a casa a studiare, dato che venerdì ho un esame! così mentre camminavo nella neve mi sono interrogata di nuovo sulle ragioni di questo gesto... poi come al solito prima di cominciare abbiamo letto il libretto e il pezzo era proprio questo: anche se l'ho letto decine di volte, proprio oggi mi ha particolarmente colpito.

sabato 3 gennaio 2009



















Chartres, particolare della decorazione di un portale

"Secondo un’antica leggenda, la cattedrale di Chartres fu colpita dal fulmine e interamente bruciata. Migliaia di persone giunsero allora da tutte le parti della terra, come una gigantesca processione di formiche; e tutti insieme – architetti, artisti, operai, contadini, nobili, preti, borghesi – si misero a ricostruire la cattedrale dov’era prima, e lavorarono finché la costruzione non fu ultimata. Ma tutti rimasero anonimi, e oggi nessuno sa chi costruì la cattedrale di Chartres.
A parte le mie credenze e i miei dubbi personali, che a questo proposito sono irrilevanti, è mia opinione che l’arte perse il suo impulso creativo fondamentale al momento in cui fu separata dalla fede. Fu il taglio del cordone ombelicale, ed oggi essa vive la sua sterile vita, generandosi e degenerandosi. In altri tempi l’artista rimaneva sconosciuto, e la sua opera era dedicata alla gloria di Dio. Egli viveva e moriva senza essere né più né meno importante di altri artigiani; “valori eterni”, “immortalità”, “capolavoro” erano termini non applicabili al suo caso. La capacità di creare era un dono. In un mondo come quello fioriva una sicurezza invulnerabile e una naturale umiltà.
Oggi l’individuo è divenuto la forma più alta e la più grande rovina della creazione artistica. La più piccola offesa o il più piccolo odore dell’io vengono esaminati al microscopio come se fossero di un’importanza eterna. L’artista considera il suo isolamento, la sua soggettività, il suo individualismo, come cose quasi sacre. E così finiamo per ammassarci in un grande ovile, dove ce ne stiamo a belare sulla nostra solitudine, senza ascoltarci l’un l’altro, e senza renderci conto di soffocarci a vicenda. Gli individualisti si guardano negli occhi tra loro, e intanto negano la loro reciproca esistenza. Ci muoviamo in circolo, limitati a tal punto dalle nostre ansietà che non riusciamo più a distinguere il vero dal falso, il capriccio del gangster dal più puro ideale.
Così, se mi si chiede quale vorrei che fosse il fine generale dei miei film, risponderei che vorrei essere uno degli artisti della cattedrale di Chartres. Voglio trarre dalla pietra la testa di un drago, di un angelo, di un diavolo – o magari di un santo. Non importa che cosa; è il senso di soddisfazione che conta. Indipendentemente dal fatto che io creda o no, che io sia o no un cristiano, farei la mia parte nella costruzione collettiva della cattedrale".


Ingmar Bergman

giovedì 1 gennaio 2009

Buon Anno Nuovo













William Turner

" E si procede come pirati dei mari del Sud che affrontano temerariamente i venti impetuosi e la furia delle onde. Fino al largo, fino al mare aperto. Risoluti e spediti di fronte ad ogni sorta di insidia e di pericolo.."

Franco Palmieri, da Atto unico per cinquantaquattro storie



Cambia solo la data. Non è passato poi così tanto dal 2008. Ma ogni primo dell'anno porta con sè la promessa di un inizio. Buon nuovo inizio, da pirati dei mari del Sud!