lunedì 28 gennaio 2013

Se mi chiamassi


¡Si me llamaras, sí,
si me llamaras!

Lo dejaría todo,
todo lo tiraría:
los precios, los catálogos,
el azul del océano en los mapas,
los días y sus noches,
los telegramas viejos
y un amor.
Tú, que no eres mi amor,
¡si me llamaras!

Y aún espero tu voz:
telescopios abajo,
desde la estrella,
por espejos, por túneles,
por los años bisiestos
puede venir. No sé por dónde.
Desde el prodigio, siempre.
Porque si tú me llamas
-¡si me llamaras, sí, si me llamaras!-
será desde un milagro,
incógnito, sin verlo.

Nunca desde los labios que te beso,
nunca desde a voz que dice:
"No te vayas."


Pedro Salinas, da La voce a te dovuta

giovedì 24 gennaio 2013

Amore è un concetto di bellezza

Quanta dolcezza al cor per gli occhi porta
quel che 'n un punto el tempo e morte fura!
Che è questo però che mi conforta
e negli affanni cresce e sempre dura.
Amor, come virtù viva e accorta,
desta gli spirti ed è più degna cura.
Risponde a me: - Come persona morta
mena suo vita chi è da me sicura. -
Amore è un concetto di bellezza
immaginata o vista dentro al core,
amica di virtute e gentilezza.


Michelangelo Buonarroti, Rime, 38

lunedì 21 gennaio 2013

L'oggetto e la mente

"L'oggetto è un oggetto; può esistere ed esiste infatti al di fuori dalla mente, o in assenza della mente. E perciò allarga la mente di cui diviene parte. La mente conquista una nuova provincia, come un imperatore; ma solo perché ha risposto al suono di un campanello, come un servitore. La mente [...] è se stessa per questo nutrirsi di fatti, [...] questo cibarsi della strana, dura carne della realtà".

G.K.Chesterton, da San Tommaso d'Aquino

martedì 8 gennaio 2013



Giornata meravigliosa! Il vasto parco si bea sotto lo sguardo ardente del sole, come la giovinezza sotto il dominio dell'Amore.
L'estasi universale delle cose non si esprime in nessun rumore. Anche le acque sono come addormentate.
Quest'orgia silenziosa è ben diversa dalle feste umane.
Si direbbe che una luce crescente faccia scintillare sempre di più gli oggetti; che i fiori, eccitati, brucino dal desiderio di competere con l'azzurro del cielo nell'energia dei loro colori, e che il caldo, rendendo visibili i profumi, li faccia salire come vapore verso l'astro diurno.
Eppure, in questo godimento universale, ho scorto un essere afflitto.
Ai piedi di una Venere colossale, uno di quei pazzi artificiali, uno di quei buffoni volontari incaricati di far ridere i re quando i Rimorsi o la Noia li assillano, tutto agghindato nel suo costume sgargiante e ridicolo, con in testa corni e sonagli, curvo e inginocchiato contro il piedistallo, alza gli occhi pieni di lacrime verso la Dea immortale.
E i suoi occhi dicono: - «Sono l'ultimo, il più solitario degli uomini, privo d'amore e di amicizia, e per questo inferiore al più imperfetto degli animali. E tuttavia, sono fatto, io pure, per comprendere e per sentire l'immortale Bellezza. Ah, Dea! Abbi pietà della mia tristezza e del mio delirio!».
Ma l'implacabile Venere guarda lontano non so che cosa con i suoi occhi di marmo.
Baudelaire, Il folle e la Venere

martedì 1 gennaio 2013

Con l'anno nuovo

[...]

Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste? 
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse. 
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati? 
Venditore. Cotesto non vorrei. 
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? 
Venditore. Lo credo cotesto. 
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? 
Venditore. Signor no davvero, non tornerei. 
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque? 
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti. 
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo? 
Venditore. Appunto. 
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero? 
Venditore. Speriamo. 

[...]

G. Leopardi, da Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggiere