martedì 24 dicembre 2013

Essere vulnerabili

Chagall

Non esiste investimento sicuro: amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessu­no, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura in passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella bara del vostro egoismo. Ma in quello scri­gno - al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto - esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile impenetrabile, irredimibile.
L’alternativa al rischio di una tragedia è la dannazione. L’unico posto, oltre al cielo, dove potrete stare perfettamente al sicuro da tutti i pericoli e i turbamenti dell’amore è l’inferno.

C.s:Lewis, da I quattro amori

venerdì 6 dicembre 2013

L'uomo che si fa domande


Ragnar Kjartansson, The visitors

L'opera d'arte in fin dei conti è l'espressione dell'uomo che si fa domande, che si pone quesiti riguardo al suo essere nel mondo e il suo senso. A differenza degli animali, che vivono nella loro routine biologica e che non si pongono domande, la possibilità dell'arte nell'uomo testimonia allora la sua libertà, tratto antropologico per eccellenza. 

da Attraverso l'arte. Percorsi filosofici ed esperienze educative. 

mercoledì 20 novembre 2013

creazione e visione



"Creare è la peculiarità dell'artista; dove non c'è creazione, l'arte non esiste. Ma sarebbe sbagliato attribuire questo potere creativo a un dono innato. In materia d'arte, l'autentico creatore non è solo un essere dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine tutto un fascio di attività, da cui risulta l'opera d'arte. Così, per un artista la creazione comincia dalla visione. Vedere è già un'operazione creativa, ed esige uno sforzo. Tutto quello che vediamo, nella vita di tutti i giorni, subisce più o meno la deformazione generata dale abitudini acquisite [...] Lo sforzo necessario per liberarsene esige una sorta di coraggio; questo coraggio è indispensabile all'artista che deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta: occorre vedere tutta la vita come quando si era bambini"

H. Matisse, da Scritti e pensieri sull'arte

mercoledì 13 novembre 2013

Essere e esseri




A proposito di M. Non mi rifiuto di andare verso l’Essere, ma non accetto una strada che si allontani dagli esseri. Sapere se si può trovare Dio al termine delle proprie passioni. 

A. Camus, da I taccuini 1935-1942

domenica 3 novembre 2013

Notizie dall'Amiata

Il fuoco d'artifizio del maltempo 
sarà murmure d'arnie a tarda sera. 
La stanza ha travature 
tarlate ed un sentore di meloni 
penetra dall'assito. Le fumate 
morbide che risalgono la valle 
d'elfi e di funghi fino al cono diafano 
della cima m'intorbidano i vetri, 
e ti scrivo da qui, da questo tavolo 
remoto, dalla cellula di miele 
di una sfera lanciata nello spazio 
e le gabbie coperte, il focolare 
dove i marroni esplodono, le vene 
di salnitro e di muffa sono il quadro 
dove tra poco romperai. La vita 
che t'affabula è ancora troppo breve 
se ti contiene! Schiude la tua icona 
il fondo luminoso. Fuori piove. 


E tu seguissi le fragili architetture 
annerite dal tempo e dal carbone, 
i cortili quadrati che hanno nel mezzo 
il pozzo profondissimo; tu seguissi 
il volo infagottato degli uccelli 
notturni e in fondo al borro l'allucciolio 
della galassia, la fascia d'ogni tormento. 
Ma il passo che risuona a lungo nell'oscuro 
è di chi va solitario e altro non vede 
che questo cadere di archi, di ombre e di pieghe. 
Le stelle hanno trapunti troppo sottili, 
l'occhio del campanile è fermo sulle due ore, 
i rampicanti anch'essi sono un'ascesa 
di tenebre ed il loro profumo duole amaro. 
Ritorna domani più freddo, vento del nord, 
spezza le antiche mani dell'arenaria, 
sconvolge i libri d'ore nei solai, 
e tutto sia lente tranquilla, dominio, prigione 
del senso che non dispera! Ritorna più forte 
vento di settentrione che rendi care 
le catene e suggelli le spore del possibile! 
Son troppo strette le strade, gli asini neri 
che zoccolano in fila danno scintille, 
dal picco nascosto rispondono vampate di magnesio.

Oh il gocciolìo che scende a rilento
 dalle casipole buie, il tempo fatto acqua,
 il lungo colloquio coi poveri morti, la cenere, il vento,
 il vento che tarda, la morte, la morte che vive!

Questa rissa cristiana che non ha 
se non parole d'ombra e di lamento 
che ti porta di me? Meno di quanto 
t'ha rapito la gora che s'interra 
dolce nella sua chiusa di cemento. 
Una ruota di mola, un vecchio tronco, 
confini ultimi al mondo. Si disfà 
un cumulo di strame: e tardi usciti 
a unire la mia veglia al tuo profondo 
sonno che li riceve, i porcospini 
s'abbeverano ad un filo di pietà.


Eugenio Montale

lunedì 14 ottobre 2013

"Il fatto che l'uomo sia capace d'azione significa che da lui ci si può attendere l'inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità".

Hannah Arendt 

domenica 29 settembre 2013

L'ho cercato ma non l'ho trovato

Marc Chagall, Cantico dei Cantici

«Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amore dell’anima mia;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi alzerò e farò il giro della città
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amore dell’anima mia.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:
“Avete visto l’amore dell’anima mia?”.



Dal Cantico dei Cantici

mercoledì 18 settembre 2013

Non somiglio a nessuno



                      René Magritte, La reproduction interdite 

«Mi tormentava, allora, anche un’altra circostanza: il fatto che nessuno mi somigliava e io non somigliavo a nessuno. «Io sono solo, e loro sono tutti», pensavo, e mi mettevo a riflettere».


Dostoevskij, da Memorie dal sottosuolo

giovedì 12 settembre 2013

Promesse e inganni





                                               Caravaggio, Canestra di frutta

[...]
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perché non rendi poi
Quel che prometti allor? perché di tanto
Inganni i figli tuoi?
[...]

G. Leopardi, da A Silvia

domenica 1 settembre 2013

L'Imprevisto

"Chi vede questi ragazzi ammiri la forza trascinante e commovente dell'amicizia. Se c'è da cercare una speranza tra le pieghe della vita, questa è nell'amicizia [...] L'amicizia è l'unica possibilità di serenità per la persona, è il luogo del riposo. Il valore sorgivo e indistruttibile delle nostre comunità è l'esperienza dell'amore, quell'essere voluto che ciascuno vive. La comunità è vivere con qualcuno che ti va sentire accolto. Ciò che sconfigge ogni sottile filo di rassegnazione, delusione o di inutilità è l'essere voluto"

Silvio Cattarina, da Torniamo a casa


Grazie a Silvio e ai ragazzi dell'Imprevisto

domenica 18 agosto 2013

Il naufragio


W. Turner, Il naufragio

"II valore delle cose sta nell'essere state salvate da un naufragio, ripescate dal Nulla all’esistenza. Ma io ho fantasticato (l'idea può sembrare pazzesca) che l'ordine e il numero delle cose non sia che il romantico avanzo del naviglio di Crusoe [...]. Gli alberi e i pianeti mi parevano come salvati dal naufragio, e quando vidi il Matterhorn fui contento che non fosse stato dimenticato nella confusione"

G.K.Chesterton, da Ortodossia

mercoledì 31 luglio 2013

Col pilota automatico

[...]E va bene che non bisogna dipendere da nessuno nella propria cazzo di vita, ma io mica dipendo. Io vivo anche da solo, senza dipendere da nessuno, come ho fatto fino a quattro mesi fa [prima di conoscere Aidi], col pilota automatico. Mi sbatto le mani in tasca e comincio a camminare dove mi porta la strada. Peccato però che quando vado col pilota automatico le sensazioni più belle siano prendersi delle bresche il sabato sera per dimenticare un'altra merdosa settimana di scuola in cui non è successo niente [...] Posso sopravvivere, col pilota automatico, ma vivere è un'altra cosa. Da quando ci siamo addomesticati a vicenda, è logico, per restare a un certo livello non posso più fare a meno di lei.[...] 
E' ben strana, eh, questa Adelaide che quattro mesi fa non conoscevo nemmeno e adesso, be', adesso è parte di me...Mah.
Buonanotte.
Siate pronti, poiché non sapete né il giorno né l'ora.[...]


Enrico Brizzi, da Jack Frusciante è uscito dal gruppo

lunedì 22 luglio 2013

Ma per fortuna succede


Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare a telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però.

                                                                                                                     J. D. Salinger

sabato 13 luglio 2013

La stella




"E lì Sam, sbirciando fra i lembi di nuvole che sovrastavano un'alta vetta, vide una stella bianca scintillare all'improvviso. Lo splendore gli penetrò nell'anima, e la speranza nacque di nuovo in lui. Come un limpido e freddo baleno passò nella sua mente il pensiero che l'Ombra non era in fin dei conti che una piccola cosa passeggera: al di là di essa vi erano eterna luce e splendida bellezza" 


John Ronald Reuel Tolkien, da Il Signore degli Anelli

mercoledì 3 luglio 2013

Le tracce che affiorano

Penso che siamo sempre alla caccia di qualcosa di nascosto o di solo potenziale o ipotetico, di cui seguiamo le tracce che affiorano sulla superficie del suolo (...) La parola collega la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato sul vuoto. Per questo il giusto uso del linguaggio per me è quello che permette di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti) con discrezione e attenzione e cautela, col rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti) comunicano senza parole.

I. Calvino, da Lezioni americane


lunedì 24 giugno 2013

L'inganno universale



In a time of universal deceit, telling the truth is a revolutionary act.

                                                                        George Orwell


domenica 2 giugno 2013

Ulisse


                      Claude Lorrain, Porto e Villa Medici

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.


                                          U. saba

giovedì 23 maggio 2013

Ballata dell'amore vero

Io vorrei volerti bene come ti ama Dio, 
con la stessa passione, 
con la stessa forza, 
con la stessa fedeltà che non ho io. 

Mentre l'amore mio 
è piccolo come un bambino, 
solo senza la madre, 
sperduto in un giardino. 

Io vorrei volerti bene 
come ti ama Dio, 
con la stessa tenerezza, 
con la stessa fede, 
con la stessa libertà che non ho io. 

Mentre l'amore mio 
è fragile come un fiore, 
ha sete della pioggia, 
muore se non c'è il sole. 

Io ti voglio bene 
e ne ringrazio Dio,
che mi da la tenerezza, 
che mi da la forza, 
che mi da la libertà che non ho io.


                                      Claudio Chieffo

lunedì 6 maggio 2013

Forse un mattino

Henry Cartier Bresson

     Forse un mattino andando in un'aria di vetro, 
      arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: 
      il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro 
      di me, con un terrore di ubriaco. 

     Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto 
      alberi case colli per l'inganno consueto. 
      Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto 
      tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.



Eugenio Montale

venerdì 26 aprile 2013

Il passero solitario

















             G. De Chirico, Piazza d'Italia con torre rossa

D’in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finché non more il giorno;
ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno
brilla nell’aria, e per li campi esulta,
sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli contenti, a gara insieme
per lo libero ciel fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore:
tu pensoso in disparte il tutto miri;
non compagni, non voli,
non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
canti, e così trapassi
dell’anno e di tua vita il più bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella età dolce famiglia,
e te german di giovinezza, amore.
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
non curo, io non so come; anzi da loro
quasi fuggo lontano;
quasi romito, e strano
al mio loco natio,
passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
odi spesso un tonar di ferree canne,
che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
la gioventù del loco
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io solitario in questa
rimota parte alla campagna uscendo,
ogni diletto e gioco
indugio in altro tempo: e intanto il guardo
steso nell’aria aprica
mi fere il Sol che tra lontani monti,
dopo il giorno sereno,
cadendo si dilegua, e par che dica
che la beata gioventù vien meno.

Tu, solingo augellin, venuto a sera
del viver che daranno a te le stelle,
certo del tuo costume
non ti dorrai; che di natura è frutto
ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro,
quando muti questi occhi all’altrui core,
e lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
del dì presente più noioso e tetro,
che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro.


                                                             G. Leopardi

domenica 21 aprile 2013

Lo sforzo di stare vivi


Millet, Le spigolatrici

MNEMÒSINE Esiodo, ogni giorno io ti trovo quassù. Altri prima di te ne trovai su quei monti, sui fiumi brulli della Tracia e della Pieria. Tu mi piaci più di loro. Tu sai che le cose immortali le avete a due passi.

ESIODO Non è difficile saperlo. Toccarle, è difficile.


MNEMÒSINE Bisogna vivere per loro, Esiodo. Questo vuol dire, il cuore puro. 

ESIODO Ascoltandoti, certo. Ma la vita dell’uomo si svolge laggiù tra le case, nei campi. Davanti al fuoco e in un letto. E ogni giorno che spunta ti mette davanti la stessa fatica e le stesse mancanze. È un fastidio alla fine, Melete. C’è una burrasca che rinnova le campagne — né la morte né i grossi dolori scoraggiano. Ma la fatica interminabile, lo sforzo per star vivi d’ora in ora, la notizia del male degli altri, del male meschino, fastidioso come mosche d’estate — quest’è il vivere che taglia le gambe, Melete.

C. Pavese, da Dialoghi con Leucò

sabato 13 aprile 2013

Soddisfazione


Chagall

La vita dell'uomo consiste nell'affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione.


San Tommaso d'Aquino, da Summa Theologiae    



venerdì 5 aprile 2013

Il rischio dell'amore in una cultura senza verità

La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. 

Benedetto XVI, da Caritas in veritate

sabato 30 marzo 2013

Herbert Marshall

                                            E. Munch

All your sorrow, Louise, and hatred of me
Sprang from your delusion that it was wantonness
Of spirit and contempt of your soul’s rights
Which made me turn to Annabelle and forsake you.
You really grew to hate me for love of me,        
Because I was your soul’s happiness,
Formed and tempered
To solve your life for you, and would not.
But you were my misery. If you had been
My happiness would I not have clung to you?
This is life’s sorrow:
That one can be happy only where two are;
And that our hearts are drawn to stars
Which want us not.


                                                    Edgar Lee Masters

giovedì 14 marzo 2013

Sonetto 47

I miei occhi e il cuore son venuti a patti
ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa:
se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si distrugge di sospiri,
gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore
e al fantastico banchetto invitano il mio cuore;
un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore
che a lor partecipa il suo pensier d'amore.
Così, per la tua immagine o per il mio amore,
anche se lontano sei sempre in me presente;
perchè non puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro ed essi son con te;
o se essi dormono, in me la tua visione

desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.


W. Shakespeare