venerdì 30 maggio 2008


















I miei occhi son nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m’intenerisce e mi dà gioia.




Camillo Sbarbaro, da Il mio cuore si gonfia per te, Terra




Ho trovato "per caso" queste parole a caritativa, nell'antologia del ragazzino che ho aiutato nel fare i compiti. Mi hanno colpito perchè è proprio così che oggi mi sento, per un inatteso miracolo, e anche andare a caritativa non aveva il volto della solita banalità, era nuovo (sarà perchè era l'ultima volta per quest'anno?)

mercoledì 28 maggio 2008

Dal dolce pianto al doloroso riso,
da una etterna a una corta pace
caduto son: là dove 'l ver si tace,
soprasta 'l senso a quel da lui diviso.
Né so se dal mie core o dal tuo viso
la colpa vien del mal, che men dispiace
quante più cresce, o dall'ardente face
de gli occhi tuo rubati al paradiso.
La tuo beltà non è cosa mortale,
ma fatta su dal ciel fra noi divina;
ond'io perdendo ardendo mi conforto,
c'appresso a te non esser posso tale.
Se l'arme il ciel del mie morir destina,
chi può, s'i' muoio, dir c'abbiate il torto?

Michelangelo, da Rime

martedì 27 maggio 2008

Como busca


















Como busca el tierno infante
afligido y pesaroso
el descanso y el reposo
en el seno maternal
Asi yo desde que brilla la luz de l aurora
vengo a buscar o senora
tu protection celestial.

Canto tradizionale venezuelano


Come il bambino piccolo affaticato e triste cerca riposo e conforto tra le braccia della madre, così io, fin da quando brilla la luce bianca dell'aurora, vengo a cercare, o Signora, la tua celeste protezione.

lunedì 26 maggio 2008


















Guido Reni, Visione di s. Filippo Neri

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po' afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo: voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la mèta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime.



1 lettera di s. Pietro, 3-9



Dalla liturgia di oggi, giorno di s. Filippo Neri, il santo della gioia.

giovedì 22 maggio 2008

Libero

Mi domando perché quando vivi aspettando
Un giorno passa lentamente come fosse un anno
Mi domando perché non sono nato nel 50
Avrei saputo cosa fare io negli anni 70
Mi domando se sei mia oppure fai finta
E se alla fine dei fatti essere onesti conta
Mi domando se la storia è stata scritta dagli eroi
O da qualcuno che pensava ai cazzi suoi
Mi domando perché mi fa schifo la mia faccia
A volte si e a volte no
Perché a volte voglio avere solo
quello che non ho
Mi domando soltanto perché
Gesù Cristo è morto in croce per me

Voglio sentirmi libero da questa onda
Libero dalla convinzione che la terra è tonda
Libero libero davvero non per fare il duro
Libero libero dalla paura del futuro
Libero perché ognuno è libero di andare
Libero da una storia che è finita male
E da uomo libero ricominciare
Perché la libertà è sacra come il pane
E' sacra come il pane

Mi domando perché pensare troppo mi turba
E se una volta almeno mio padre ha fumato l'erba
Mi domando se avrò un figlio
E se mio figlio mi odierà
Perché purtroppo si odia
Chi troppo amore ci da
Mi domando se la mia è una vita felice
E so rispondere solo che mi piace

Voglio sentirmi libero da questa onda
Libero dalla convinzione che la terra è tonda
Libero libero davvero non per fare il duro
Libero libero dalla paura del futuro
Libero perché ognuno è libero di andare
Libero da una storia che è finita male
E da uomo libero ricominciare
Perché la libertà è sacra come il pane
E' sacra come il pane

Libero perché ognuno è libero di andare
Libero da una storia che è finita male
E da uomo libero ricominciare
Perché la libertà è sacra come il pane
E' sacra come il pane

Fabrizio Moro
Ok, non è che condivido questo testo parola per parola. Però l'ho appena sentito e mi ha colpito.
(ah, non seguo molto la musica italiana più recente, a parte qualche eccezione, per questo ho sentito questa canzone solo adesso...perchè mi son guardata su fastweb la puntata di ieri sera dei Liceali! lo so è una scemata ma oggi proprio avevo bisogno di svagarmi un pò!)

mercoledì 21 maggio 2008



















Maesto Niccolò, Creazione di Eva, Verona, Basilica di s. Zeno

"Immagini se tu non fossi nato, quale meravigliosa cosa di meno ci sarebbe al mondo?
Una meravigliosa cosa che c'è perchè è tutta un dono. Il compleanno è il giorno in cui fisicamente si sente l'amore di Dio che ci ha fatti, potendoci non fare: prior dilexit nos, ci si sente fatti, con stupore"

Don Giussani all'amico Angelo Maio, in Lettere di fede e di amicizia

lunedì 19 maggio 2008

In quel tempo, Gesù sceso dal monte e giunto presso i discepoli, li vide circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.
Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora, in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono.
Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità".
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo
dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto". Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".
Mc 9, 14-29

domenica 18 maggio 2008

Festa della Santissima Trinità


















Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;

e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.

Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi
è tanto, che non basta a dicer `poco'.

O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!

Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,

dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.

Dante, Par. XXXIII, vv. 115-132

sabato 17 maggio 2008

Intendo che Dio mi ordinò d’amare un determinato luogo e di servirlo, me lo fece onorare come potevo, anche con le mie eccentricità… Intendo che il Paradiso è in un certo luogo e non dappertutto; è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se ci fosse davvero un lampione verde, davanti alla mia casa, su in cielo.

Chesterton, da Le avventure di un uomo vivo


Ancora grazie a http://uomovivo.blogspot.com, è una miniera di bellezza!

venerdì 16 maggio 2008

The thing that I see
















El Greco, Guarigione del cieco nato

The things that I see, got me laughin' like a baby.
The things that I see, got me cryin' like a man.
The things that I see, I can look at what He gave me,
And He's gonna show me even more than I see.

Just the other day I heard a new voice in the darkness
Sendin' me away with mud on my face
I heard the people say, 'He's a sinner and he's hopeless
'till a splash washed the darkness away.

Makin' me explain to a lot of angry faces
Talkin' to 'em plain, they don't hear what I say.
Tellin' me again he's crazy and he's reckless
But there's only one thing I can say.

He came to me again and this time I could see Him.
Told me how He'd been out lookin' for me.
He told me to believe. I said, 'what should I believe in?'
He said, 'Keep on believin' in me!

Canzone della Bay Ridge Band

giovedì 15 maggio 2008

















Io, la Ele, la Cri, la Chiara a Montecarlo!

Nel caso dell'amicizia, poiché siamo liberi da questi vincoli, pensiamo di aver scelto autonomamente i nostri pari. In realtà, qualche anno di differenza nelle date di nascita, qualche chilometro di distanza tra due case, la scelta di un'università piuttosto che un'altra, la destinazione a un reggimento invece che a un altro, il caso che ci ha fatto parlare di un argomento, la prima volta che ci siamo incontrati, invece di tacere - una qualsiasi di queste circostanze avrebbe potuto farci restare separati. Ma per un cristiano, non si può parlare, a rigor di termine, di fatalità. Un segreto maestro delle cerimonie ha lavorato per noi. Cristo, che disse ai suoi discepoli: "Non siete voi che vi siete scelti, ma sono Io che ho scelto voi", può veramente dire a ogni gruppo di amici cristiani: "Non siete voi che vi siete scelti, ma sono Io che ho scelto voi, gli uni per gli altri". L'amicizia non è una ricompensa per il discernimento e il buon gusto che abbiamo dimostrato di possedere trovandoci vicendevolmente. Essa è lo strumento attraverso il quale Dio rivela a ciascuno le bellezze degli altri, che non sono, certamente superiori alle bellezze di un altro migliaio di persone; con l'amicizia Dio ci apre gli occhi su di loro.

C. S. Lewis, da I quattro Amori




Abbiamo messo questa frase a conclusione del video fatto alla Ele per il suo compleanno, perchè descrive proprio la dinamica della nostra amiciza. Grazie a Giacabi (http://benedettoilpadre.splinder.com/)

mercoledì 14 maggio 2008














Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l'opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all'onda del mare mossa e agitata dal vento; e non pensi di ricevere qualcosa dal Signore un uomo che ha l'animo oscillante e instabile in tutte le sue azioni.

Dalla lettera di S. Giacomo Apostolo, 2-8



Mi sono accorta di queste parole per la prima volta lunedì alla messa mensile del movimento!

lunedì 12 maggio 2008

Ultimo canto di Saffo














Friedrich, Mare di Ghiaccio (Il naufragio della speranza)


Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de' Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova tra' nembi, e noi la vasta
Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.

Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. A' tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
De' colorati augelli, e non de' faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.

Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De' celesti si posa. Oh cure, oh speme
De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.

Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de' casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.


G.Leopardi

domenica 11 maggio 2008

Pentecoste














Duccio, Pentecoste

"Lo Spirito di Pentecoste è il Dono per eccellenza, perchè è da Esso che siamo trascinati dentro il mistero di Cristo, fatti penetrare nella esperienza di quella persona che spiega è risolve tutta la nostra realtà. "Fides mundi lumen". Nell'avvenimento di questo dono ogni solitudine umana è sciolta. L'esperienza umana non è più quella di una impotenza desolante: ma quella di una consapevolezza e di un'energica capacità, come è indicata nel fuoco che fu segno della venuta dello Spirito: "fortiter et suaviter". "

Don Giussani, da Il cammino al vero è un'esperienza

venerdì 9 maggio 2008















Van Gogh, Stoppie di Cardeville

"Ringraziate Dio anche per le anatre giù nella vasca". II celebre pessimista espresse a mezza voce il suo vivo desiderio di ringraziare Dio per le anatre della vasca. "E non dimenticate i paperi", insisté Innocenzo, implacabile. Eames concedette fievolmente anche i paperi. "Nulla, mi raccomando, dovete dimenticare. E cosi rendete grazie al Cielo per le Chiese, le Cappelle, i villini, la gente ordinaria, le pozzanghere, le pentole e i tegami, i bastoni, i cenci, gli ossi, e le tende a pallini". "Sta bene, sta bene" ripeteva la vittima disperata "bastoni, cenci, ossi, tende". "Tende a pallini, mi pare di avere detto".


Innocenzo Smith in G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo


giovedì 8 maggio 2008
















Giotto, Particolare dall'Ultima Cena

Ora io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno.
Io sono in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me.
Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche coloro che tu mi hai dato, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai dato, perché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e costoro hanno conosciuto che tu mi hai mandato.E io ho fatto loro conoscere il tuo nome e lo farò conoscere ancora, affinché l'amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro e io in loro.


Gv. 17, 20-26



martedì 6 maggio 2008

















Van Gogh, Rami di mandorlo in fiore

Se ti sei innamorato una volta, sai ormai distinguere la vita da ciò che è supporto biologico e sentimentalismo, sai ormai distinguere la vita dalla sopravvivenza. Sai che la sopravvivenza significa vita senza senso e sensibilità, una morte strisciante: mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima.
Se però l'amato è accanto a te, tutto, improvvisamente, risorge, e la vita ti inonda con tale forza che ritieni il vaso d'argilla della tua esistenza incapace a sostenerla. Tale piena della vita è l'eros. Non parlo di sentimentalismi e di slanci mistici, ma della vita, che solo allora diventa reale e tangibile, come se fossero cadute squame dai tuoi occhi e tutto, attorno a te, si manifestasse per la prima volta, ogni suono venisse udito per la prima volta, e il tatto fremesse di gioia alla prima percezione delle cose. Tale eros non è privilegio né dei virtuosi né dei saggi, è offerto a tutti, con pari possibilità. Ed è la sola pregustazione del Regno, il solo reale superamento della morte. Perché solo se esci dal tuo Io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro di Lui.


Christos Yannaras teologo greco-ortodosso


Grazie a Giacabi

domenica 4 maggio 2008

...
e Beatrice disse: «Ecco le schiere
del triunfo di Cristo e tutto 'l frutto
ricolto del girar di queste spere!».
Pariemi che 'l suo viso ardesse tutto,
e li occhi avea di letizia sì pieni,
che passarmen convien sanza costrutto.
Quale ne' plenilunii sereni
Trivia ride tra le ninfe etterne
che dipingon lo ciel per tutti i seni,
vid'i' sopra migliaia di lucerne
un sol che tutte quante l'accendea,
come fa 'l nostro le viste superne;
e per la viva luce trasparea
la lucente sustanza tanto chiara
nel viso mio, che non la sostenea.
Oh Beatrice, dolce guida e cara!
Ella mi disse: «Quel che ti sobranza
è virtù da cui nulla si ripara.
Quivi è la sapienza e la possanza
ch'aprì le strade tra 'l cielo e la terra,
onde fu già sì lunga disianza».
Come foco di nube si diserra
per dilatarsi sì che non vi cape,
e fuor di sua natura in giù s'atterra,
la mente mia così, tra quelle dape
fatta più grande, di sé stessa uscìo,
e che si fesse rimembrar non sape.
«Apri li occhi e riguarda qual son io;
tu hai vedute cose, che possente
se' fatto a sostener lo riso mio».
Io era come quei che si risente
di visione oblita e che s'ingegna
indarno di ridurlasi a la mente,
quand'io udi' questa proferta, degna
di tanto grato, che mai non si stingue
del libro che 'l preterito rassegna.
Se mo sonasser tutte quelle lingue
che Polimnia con le suore fero
del latte lor dolcissimo più pingue,
per aiutarmi, al millesmo del vero
non si verria, cantando il santo riso
e quanto il santo aspetto facea mero;
e così, figurando il paradiso,
convien saltar lo sacrato poema,
come chi trova suo cammin riciso.
Ma chi pensasse il ponderoso tema
e l'omero mortal che se ne carca,
nol biasmerebbe se sott'esso trema:
non è pareggio da picciola barca
quel che fendendo va l'ardita prora,
né da nocchier ch'a sé medesmo parca.
«Perché la faccia mia sì t'innamora,
che tu non ti rivolgi al bel giardino
che sotto i raggi di Cristo s'infiora?
Quivi è la rosa in che 'l verbo divino
carne si fece; quivi son li gigli
al cui odor si prese il buon cammino».

Dante, Par. XXIII, 19-75

venerdì 2 maggio 2008

Ne li occhi porta la mia donna Amore,
per che si fa gentil ciò ch'ella mira;
ov'ella passa, ogn'om ver lei si gira,
e cui saluta fa tremar lo core,

sì che, bassando il viso, tutto smore,
e d'ogni suo difetto allor sospira:
fugge dinanzi a lei superbia ed ira.
Aiutatemi, donne, farle onore.

Ogne dolcezza, ogne pensero umile
nasce nel core a chi parlar la sente,
ond'è laudato chi prima la vide.

Quel ch'ella par quando un poco sorride,
non si pò dicer né tenere a mente,
sì è novo miracolo e gentile.

Dante Alighieri, Vita Nova, XXI

giovedì 1 maggio 2008

Cantico di Simeone















Giotto, presentazione al tempio

Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola.
Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli.
Luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.


Lc 2, 29-32



Grazie al mio amico Giovanni, che mi ha fatto scoprire la bellezza di questa preghiera così semplice