martedì 29 gennaio 2008














Bastiano guardò il libro.
"Mi piacerebbe sapere" mormorò fra sè "che diavolo c'è in un libro fintanto che è chiuso. Naturalmente ci sono dentro soltanto le lettere stampate sulla carta, però qualche cosa ci deve pur essere dentro, perchè nel momento in cui si comincia a sfogliarlo, subito c'è lì di colpo una storia tutta intera. Ci sono personaggi che io non conosco ancora e ci sono tutte le possibili avventure e gesta e battaglie, e qualche volta ci sono delle tempeste di mare oppure si arriva in paesi e città lontani. Tutte queste cose in qualche modo sono già nel libro. Per viverle bisogna leggerlo, questo è chiaro. Ma dentro ci sono fin da prima. Vorrei proprio sapere come."




Michael Ende, da La Storia Infinita

lunedì 28 gennaio 2008


















I doni della grazia si aggiungono alla natura in modo da non toglierla di mezzo, ma da perfezionarla: perciò anche il lume della fede che ci fu infuso per grazia non distrugge il lume della conoscenza naturale che in noi è naturalmente presente. Sebbene il lume naturale della mente umana sia insufficiente alla manifestazione di quelle cose che attraverso la fede si manifestano, è tuttavia impossibile che le cose che ci sono attraverso la fede tramandate divinamente siano contrarie a quelle che ci sono date per natura. In questo caso occorrerebbe che o le une o le altre fossero false; e poiché sia le une sia le altre ci vengono da Dio, Dio sarebbe per noi autore della falsità: il che è impossibile.


San Tommaso d'Aquino (di cui oggi ricorre la festa), Commento al de Tinitate

giovedì 24 gennaio 2008














"Noi abbiamo questa fame, questa sete. Chi può negare di desiderare la soddisfazione totale nel rapporto con il reale, con le cose, con le persone? Questa urgenza ci viene da tutto quanto viviamo, sorge dalle viscere del vivere; ogni cosa che facciamo, ogni scontro che abbiamo con il reale, ogni esperienza che compiamo è come il sorgere più potente di quella domanda."

J.Carron, dagli esercizi del Clu 2007

sabato 19 gennaio 2008













Parla, fa' qualcosa
sto morendo fa' qualcosa
parla
dimmi che mi uccidi
dimmi che mi odi
ma non stare lì le mani in mano
come uno che ha perduto
come un uomo già finito
sento tanta nostalgia
per la fantasia
che c'era in te
quando ogni giorno
profumava d'avventura
e bevevo gioia pura
perché tu ragazzo anche se eri totalmente pazzo
eri vero, eri vivo
e anche allora io morivo
ma morivo di allegria
di poesia
vicino a te.
Parla, fa' qualcosa
sto morendo fa' qualcosa
non lasciarmi andare fuori
sbatti qualche porta
mandami dei fiori anche se non sono morta
è importante
anche un fiore solamente
so che non hai colpa tu
se la vita è quel che è
e io credo ancora in te.
Ma parla, fa' qualcosa
o do' fuoco a questa casa
una donna puoi tradirla
non dimenticarla
come fai con me
una donna puoi tradirla
non dimenticarla
come fai con me.

Mina, Fa qualcosa

sabato 12 gennaio 2008



















"Se uno scrittore vale qualcosa, ciò che crea avrà la propria fonte in un reame assai più vasto di quello che la sua mente cosciente può abbracciare, e sarà sempre una sorpresa maggiore per lui di quanto non potrà mai esserlo per il lettore"


Flannery O'Connor

giovedì 10 gennaio 2008










Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto (particolare)






Il fatto che la pittura sia testimone oggi di una progressiva disaffezione, è il sintomo che in effetti il deserto cresce sempre di più. Dire che "vediamo" il mondo attraverso gli occhi di Tiziano, del Caravaggio o di Cezanne significa più di una semplice ammirazione per un universo visivio particolare; significa avanzare l'idea che un'opera, ogni volta che appare, è una scuola di visione; essa educa lo sguardo, impercettibilmente, a scoprire delle cinfigurazioni o degli accordi che, prima di essa, non erano stati percepiti.


Jean Clair, Critica della modernità

sabato 5 gennaio 2008




















Formella di Andrea Pisano (dal campanile di Giotto) rappresentante Fidia

"La modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte, di cui l’altra metà è l’eterno e l’immutabile. Insomma, perché ogni modernità acquisti il diritto di diventare antichità, occorre che ne sia tratta fuori la bellezza misteriosa che vi immette, inconsapevole, la vita umana".


Baudelaire


giovedì 3 gennaio 2008





















Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontando che i draghi esistono, ma perché affermano che si possono sconfiggere.



Chesterton, da Ortodossia

martedì 1 gennaio 2008













"Nella banalità del quotidiano, o ci salviamo o ci perdiamo. Tutto dipende dal respiro con cui viviamo, non dalla quantità di attività che svolgiamo. L'assenza di un respiro adeguato, che talvolta insidia la nostra vita, ci fa oscillare tra due posizioni, duplice faccia di un unico errore. Siamo come l'epilettico di cui parla il vangelo (cfr. Matteo 9, 22) e cadiamo ora nel fuoco dell'attivià incessante, ora nell'acqua della fatica, della distrazione, della lontananza.
E' necessaria una continua ripresa, che non può essere soltanto quella di taluni momenti in cui siamo fortemente richiamati. Questi momenti sono utili se la nostra rirpesa è quotidiana, anzi, se è di ogni ora, di ogni minuto. Affinchè tale ripresa avvenga, non occorre innanzitutto abbandonare o diradare le nostre occupazioni, ma riportare continuamente il nostro sguardo alla radice vera della nostra esistenza. Essa è come la radice dell'albero: è profonda, nascosta, ma rivela la sua presenza nel ritorno della fioritura annuale, nella fecondità della pianta.(...)...Tutto si gioca nella scoperta e nel riconoscimento, sempre rinnovati, della Presenza che governa la nostra vita. Se in noi non avviene questo passaggio, a governare la nostra vita sono i nostri pensieri, le nostre iniziative, le esaltazioni e poi le stanchezze. La vita, allora, diventa il susseguirsi delle nostre povertà, e in fondo non resta altro che solitudine.(...)La nostra materialità quotidiana è impastata di eternità. Soltanto se apparteniamo all'Eterno che vive dentro il nostro presente, l'esistenza è vera, possiamo avere un giudizio adeguato sulle cose, ci ritroviamo capaci di un affetto intenso verso noi stessi e verso la gente."


Massimo Camisasca, da Questa mia casa che Dio abita




Che altro augurare, se non che cresca in noi questo sguardo alla radice? Buon anno, amici!