Manet, Alla ferrovia
Dovremmo di nuovo guardare il verde, e ancora una volta dovrebbero farci trasalire (senza accecarci) il blu, il giallo e il rosso. Dovremmo incontrare il centauro e il drago, e quindi forse scorgere improvvisamente, come gli antihci pastori, pecore, e cani, e cavalli- e lupi. Questa riscoperta, le favole ci aiutano a farla. Soltanto in tal senso la propensione per essere può renderci, o mantenerci, infantili.
La Riscoperta (che comprende un ritorno alla salute e il suo rinnovamento) è un ri-acquisto, il riacquisto di una chiara visione. Non dico che si tratti di “vedere le cose come sono”, e non mi mescolo coi filosofi, anche se potrei azzardarmi a dire di “vedere le cose come noi siamo (o eravamo) destinati a vederle”, quali cose distinte da noi. Abbiamo bisogno, in ogni caso, di pulire le nostre finestre, cosicché le cose viste con chiarezza possano essere liberate dal grigio offuscamento della banalità e della familiarità – liberate dalla possessività. Di tutti i volti, quelli dei nostri familiares, sono insieme quelli con cui è più difficile fare giochi con la fantasia, e quelli che è più difficile vedere con fresca attenzione, percependo la loro somiglianza e la loro differenza: il fatto che sono dei volti, e tuttavia dei volti unici. Questa banalità è in realtà la pena che si sconta per l’ “appropriazione”: le cose che sono trite, o (in senso cattivo) familiari, sono le cose di cui ci siamo appropriati, legalmente o mentalmente. Diciamo di conoscerle. Sono divenute come le cose che un tempo ci hanno attratto con il loro splendore, il loro colore o la loro forma: ci abbiamo messo sopra le mani, e le abbiamo rinchiuse col nostro tesoro, le abbiamo fatte nostre, e facendole nostre abbiamo smesso di guardarle. Naturalmente le fiabe non sono il solo mezzo di riscoperta, la sola profilassi contro la perdita. Basta l’umiltà.
J.R.R.Tolkien, in Sulle fiabe
1 commento:
Che bella questa frase! mi stai facendo amare Tolkien.
Te la rubo.Ciao e GRAZIE
Posta un commento