martedì 1 gennaio 2013

Con l'anno nuovo

[...]

Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste? 
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse. 
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati? 
Venditore. Cotesto non vorrei. 
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? 
Venditore. Lo credo cotesto. 
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? 
Venditore. Signor no davvero, non tornerei. 
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque? 
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti. 
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo? 
Venditore. Appunto. 
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero? 
Venditore. Speriamo. 

[...]

G. Leopardi, da Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggiere

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