venerdì 21 novembre 2008














Vacanza Clu a Pontresina, luglio 2007

E allora si chiede: "Come fai tu a svolgere il tuo compito?" e "Come fai tu a tendere al tuo destino?". E io, che sono chi ti sta davanti, te lo dico, ma capisco di dirtelo male, perciò ti dico: "Vieni ancora domani, eh!". Perchè domani cercherò di dirtelo meglio, e dopodomani cercherò di dirtelo meglio, e poi, insomma, tutti i giorni dobbiamo dircelo, perchè così ce lo diciamo meglio, e dopo tanti tanti e tanti giorni, diventa come una cosa fluente, come guardarsi negli occhi: ci si guarda negli occhi e ci si capisce; si capisce anche come si fa, viene voglia di farlo, viene proprio la voglia di farlo. E uno non è più solo, è finalmente se stesso, perchè l'uomo è se stesso quando è insieme. E, infatti, l'io dell'uomo è destinato ad essere insieme a tutto ciò che c'è, al mistero dell'Essere. Perchè? Perchè è stato fatto ad immagine di Dio e Dio è una comunione: la comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito, il mistero della Trinità; è nel mistero della Trinità la radice del fatto che l'io non è solo. Un io solitario è un io perduto. Così, l'io che non è solitario viene creato in una compagnia, da una compagnia, che è amicizia e l'amicizia è creata da una obbedienza.
La parola obbedienza non è niente altro che la virtù dell'amicizia.



Don Giussani, da Si può vivere così?

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