venerdì 18 novembre 2016



«È in ogni uomo di attendersi che forse la parola, una parola, possa trasformare la sostanza di una cosa. Ed è nello scrittore di crederlo con assiduità e fermezza. È ormai nel nostro mestiere, nel nostro compito. È fede in una magia: che un aggettivo possa giungere dove non giunse, cercando la verità, la ragione; o che un avverbio possa recuperare il segreto che si è sottratto a ogni indagine.»
Elio Vittorini

venerdì 21 ottobre 2016


"Ma a un certo punto, istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualche cosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa tempo a fissarlo che già precipita verso il fiume dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una sull'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire."


Dino Buzzati, da Il deserto dei Tartari

lunedì 29 agosto 2016

You, wind of March



Sei la vita e la morte.
Sei venuta di marzo
sulla terra nuda -
il tuo brivido dura.
Sangue di primavera
- anemone o nube -
il tuo passo leggero
ha violato la terra.
Ricomincia il dolore.
Il tuo passo leggero
ha riaperto il dolore.
Era fredda la terra
sotto povero cielo,
era immobile e chiusa
in un torpido sogno,
come chi più non soffre.
Anche il gelo era dolce
dentro il cuore profondo.
Tra la vita e la morte
la speranza taceva.
Ora ha una voce e un sangue
ogni cosa che vive.
Ora la terra e il cielo
sono un brivido forte,
la speranza li torce,
li sconvolge il mattino,
li sommerge il tuo passo,
il tuo fiato d'aurora.
Sangue di primavera,
tutta la terra trema
di un antico tremore.
Hai riaperto il dolore.
Sei la vita e la morte.
Sopra la terra nuda
sei passata leggera
come rondine o nube,
e il torrente del cuore
si è ridestato ed irrompe
e si specchia nel cielo
e rispecchia le cose -
e le cose, nel cielo e nel cuore
soffrono e si contorcono
nell'attesa di te.
È il mattino, è l'aurora,
sangue di primavera,
tu hai violato la terra.
La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero.
                            C. Pavese

mercoledì 20 luglio 2016

Vogliamo essere amati.
In mancanza di ciò, ammirati
in mancanza di ciò, temuti
In mancanza di ciò, odiati e disprezzati.
Vogliamo suscitare negli altri qualche sorta di emozione.
L’anima trema davanti al vuoto
e ha bisogno di un contatto a ogni costo.

Hjalmar Soderberg

mercoledì 15 giugno 2016




"Forse noi due ci cercavamo molto più di quanto noi stessi pensassimo. E così abbiamo finito per prendere la strada più lunga e più contorta. Forse io non avrei dovuto fare quello che ho fatto. Ma non ho potuto farne a meno. E volevo dirti che la sensazione di intimità e tenerezza che ho provato per te, è stata un’emozione che non avevo mai sentito prima nella mia vita." 

H. Murakami

giovedì 12 maggio 2016

Perderne la speranza

Eterno Iddio! esisti tu per noi mortali? O sei tu padre snaturato verso le tue creature? So che quando hai mandato su la terra la Virtù, tua figliuola primogenita, le hai dato per guida la Sventura. Ma perché poi lasciasti la Giovinezza e la Beltà così deboli da non poter sostenere le discipline di sì austera istitutrice? In tutte le mie afflizioni ho alzato le braccia sino a te, ma non ho osato né mormorare né piangere: ahi adesso! Or perché farmi conoscere la felicità s’io doveva bramarla sì fieramente, e perderne la speranza per sempre? 

U.Foscolo, da Le ultime lettere di Jacopo Ortis

lunedì 25 aprile 2016

The hollow men

"The eyes are not here
There are no eyes here
In this valley of dying stars
In this hollow valley
This broken jaw of our lost kingdoms

In this last of meeting places
We grope together
And avoid speech
Gathered on this beach of the tumid river
Sightless, unless
The eyes reappear
As the perpetual star
Multifoliate rose
Of death's twilight kingdom
The hope only
Of empty men".
                                   T.S. Eliot

martedì 8 marzo 2016

Qui ti amo

Friedrich

Aquí te amo. 
En los oscuros pinos se desenreda el viento. 
Fosforece la luna sobre las aguas errantes. 
Andan días iguales persiguiéndose. 

Se desciñe la niebla en danzantes figuras. 
Una gaviota de plata se descuelga del ocaso. 
A veces una vela. Altas, altas estrellas. 

O la cruz negra de un barco. 
Solo. 
A veces amanezco, y hasta mi alma está húmeda. 
Suena, resuena el mar lejano. 
Este es un puerto. 
Aquí te amo. 

Aquí te amo y en vano te oculta el horizonte. 
Te estoy amando aún entre estas frías cosas. 
A veces van mis besos en esos barcos graves, 
que corren por el mar hacia donde no llegan. 

Ya me veo olvidado como estas viejas anclas. 
Son más tristes los muelles cuando atraca la tarde. 
Se fatiga mi vida inútilmente hambrienta. 
Amo lo que no tengo. Estás tú tan distante. 

Mi hastío forcejea con los lentos crepúsculos. 
Pero la noche llega y comienza a cantarme. 
La luna hace girar su rodaje de sueño. 

Me miran con tus ojos las estrellas más grandes. 
Y como yo te amo, los pinos en el viento, 

quieren cantar tu nombre con sus hojas de alambre.

           
    (Pablo Neruda)

giovedì 25 febbraio 2016

Orgoglio e pregiudizio


«Così si sentiva umiliata e afflitta e piena di rimorsi, pur non sapendo precisamente neanche lei per cosa. Cominciava a desiderare la stima di lui, ora che non ci poteva più sperare: avrebbe voluto avere sue notizie, ora che non c'era più probabilità di averne. Ebbe la certezza che con lui sarebbe stata felice, ora che non era più probabile che si incontrassero».
Jane Austen, da Orgoglio e pregiudizio

lunedì 8 febbraio 2016

Qualche istante di bellezza (diamanti nel deserto)


«Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. È come se le note musicali creassero una specie di parentesi temporale, una sospensione, un altrove in questo luogo, un sempre nel mai.
Sì, è proprio così, un sempre nel mai».

M. Barbery,  da L’eleganza del riccio

martedì 26 gennaio 2016

Durante una marcia,3


Ed io, se a volte di sì aspra vita
soffro, che i sensi ne son tutti offesi;
credi, non è la gravezza dei pesi,
è l’inutilità della fatica.

E tu questo lo sai, mia bella amica;
sai come in breve a consolarmi appresi.
Lina cui poco detti e molto chiesi

penso, e rinnovo la querela antica.
«Saperti amante e non poterti avere,
star lontano da te quando in cor m’ardi,

aver la lingua e non poter parlare,
udir quest’acqua e non chinarsi a bere,
correre in riga quando a lenti e tardi
passi vorrei pensosamente andare».
U.Saba