“Devo anche vincere quella paura indefinita che mi porto dentro. La vita è difficile davvero, è una lotta di minuto in minuto (non esagerare tesoro!), ma è una lotta invitante.
Una volta io mi immaginavo un futuro caotico perché mi rifiutavo di vivere l’istante più prossimo. Ero come un bambino molto viziato, volevo che tutto mi fosse regalato. A volte avevo la certezza - peraltro molto vaga - che in futuro sarei potuta diventare “qualcuno” e avrei realizzato qualcosa di “straordinario”, altre volte mi ripigliava quella paura confusa che “sarei andata in malora lo stesso”.
Comincio a capire perché: mi rifiutavo di adempiere ai compiti che avevo sotto gli occhi, mi rifiutavo di salire verso quel futuro di gradino in gradino. E ora, ora che ogni minuto è pieno, pieno sino all’orlo di vita e di esperienza, di lotta e vittorie e cadute, ma subito dopo di nuovo lotta e talvolta pace, - ora non penso più a quel futuro, in latre parole mi è indifferente se riuscirò a produrre qualcosa di straordinario oppure no, perché sono certa che verrà fuori qualcosa. Una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria, avevo la sensazione che ogni cosa che faccio non fosse ancora quella “vera”, ma una preparazione a qualcosa di diverso, di grande, di vero, appunto. Ora questo sentimento è cessato. Io vivo, e vivo pienamente e la vita vale la pena viverla ora, oggi, in questo momento [...].”
Una volta io mi immaginavo un futuro caotico perché mi rifiutavo di vivere l’istante più prossimo. Ero come un bambino molto viziato, volevo che tutto mi fosse regalato. A volte avevo la certezza - peraltro molto vaga - che in futuro sarei potuta diventare “qualcuno” e avrei realizzato qualcosa di “straordinario”, altre volte mi ripigliava quella paura confusa che “sarei andata in malora lo stesso”.
Comincio a capire perché: mi rifiutavo di adempiere ai compiti che avevo sotto gli occhi, mi rifiutavo di salire verso quel futuro di gradino in gradino. E ora, ora che ogni minuto è pieno, pieno sino all’orlo di vita e di esperienza, di lotta e vittorie e cadute, ma subito dopo di nuovo lotta e talvolta pace, - ora non penso più a quel futuro, in latre parole mi è indifferente se riuscirò a produrre qualcosa di straordinario oppure no, perché sono certa che verrà fuori qualcosa. Una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria, avevo la sensazione che ogni cosa che faccio non fosse ancora quella “vera”, ma una preparazione a qualcosa di diverso, di grande, di vero, appunto. Ora questo sentimento è cessato. Io vivo, e vivo pienamente e la vita vale la pena viverla ora, oggi, in questo momento [...].”
Etty Hillesum, da Diario 1941-1943
3 commenti:
E' vero... siamo "già e non ancora", ma il futuro è una certezza a partire da un gustosissimo centuplo, adesso.
Bello! Chi è?
ciao maris!! Etty è una ragazza ebrea olandese, morta a 29 anni ad Auschwitz... qualche tempo fa al Teatro Fontana han fatto unospettacolo tratto dal suo diaro, così l'ho scoperta. Mi aveva molto colpito, quindi adesso sto leggendo questo diaro! Avevo già postato un piccolo brano suo, appena dopo lo spettacolo.
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