venerdì 22 febbraio 2008
















Marc Chagall

Fu quella la sera in cui comincia a rendermi conto che mi stava succedendo qualcosa agli occhi. Guardai mio padre e vidi linee e piani che non avevo mai visto prima. Sentivo cogli occhi. Sentivo i miei occhi muoversi lungo le pieghe dei suoi occhi e dentro e sopra le profonde rughe della fronte. Aveva trentacinque anni e le rughe che gli segnavano il viso e la fronte. Sentivo quelle linee coi miei occhi e sentivo anche il lungo dorso dritto e piatto del suo naso, la chiara oscurità dei suoi occhi, la curva vigorosa e spessa delle sopracciglia rosse e il folto pelo rosso della barba che stava ingrigendo. Vidi gli sporadici fili grigi nel groviglio di peli sotto le labbra. Sentivo le linee e i punti e i piani. Sentivo la grana e il colore. Vidi sulla tavola le candele del Sabato mandare bagliori rosso e oro. Vidi mia madre piccola, calda, sericea, in un bellissimo vestito azzurro e bianco messo in onore del Sabato. Vidi le mie mani bianche e ossute, le mie dita lunghe e sottili, la mia faccia nello specchio sopra la credenza, pallida, con gli occhi neri e i capelli rossi arruffati. Mi sentii sommerso dalle forme e dalle strutture del mondo intorno a me. Chiusi gli occhi. Ma continuavo a vedere in quel modo dentro la mia testa. Vedevo con un altro paio di occhi che improvvisamente si erano svegliati.


Chaim Potok, da Il mio nome è Asher Lev

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