Scrive, lui,
ripercorre
cioè
l’immemorabile scrittura,
s’immette in quelle tracce
nitide o inselvate,
entra in quella logia,
filtra in quella grafia,
ne segue gli aculei e le volute,
ripete le sue cifre.
Scrive
lui scriba
il già scritto da sempre
eppure mai finito,
mai detto, detto veramente.
Chi suscita quei semi,
che anima quel firmamento?
Opera
la sua propria genitura,
si risveglia
a se stesso il morto segno.
L’autore? Non sa niente di sé,
l’autore – mia è la prova, mio il martirio –
pensa lui che scrive
– o è questa la creazione,
lui che scrive appunto?
(Mario Luzi, da Frasi e incisi di un canto salutare)
Domenica stavo ultimando il mio studio per l'esame di critica letteraria e in un momento di distrazione dal libro ho sfogliato le care poesie di Luzi che man mano sto scoprendo...per "caso" ho proprio trovato questo gruppo di testi che sotto il titolo "Nominazione" che riguardano proprio il poeta, la parola, lo scrivere. Sono tutti bellissimi e han fatto da controcanto al mio studio, dove a mia volta ho affrontato queste cose. La poesia che ho messo è la prima che ho letto quel giorno.
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