"Nella banalità del quotidiano, o ci salviamo o ci perdiamo. Tutto dipende dal respiro con cui viviamo, non dalla quantità di attività che svolgiamo. L'assenza di un respiro adeguato, che talvolta insidia la nostra vita, ci fa oscillare tra due posizioni, duplice faccia di un unico errore. Siamo come l'epilettico di cui parla il vangelo (cfr. Matteo 9, 22) e cadiamo ora nel fuoco dell'attivià incessante, ora nell'acqua della fatica, della distrazione, della lontananza.
E' necessaria una continua ripresa, che non può essere soltanto quella di taluni momenti in cui siamo fortemente richiamati. Questi momenti sono utili se la nostra rirpesa è quotidiana, anzi, se è di ogni ora, di ogni minuto. Affinchè tale ripresa avvenga, non occorre innanzitutto abbandonare o diradare le nostre occupazioni, ma riportare continuamente il nostro sguardo alla radice vera della nostra esistenza. Essa è come la radice dell'albero: è profonda, nascosta, ma rivela la sua presenza nel ritorno della fioritura annuale, nella fecondità della pianta.(...)...Tutto si gioca nella scoperta e nel riconoscimento, sempre rinnovati, della Presenza che governa la nostra vita. Se in noi non avviene questo passaggio, a governare la nostra vita sono i nostri pensieri, le nostre iniziative, le esaltazioni e poi le stanchezze. La vita, allora, diventa il susseguirsi delle nostre povertà, e in fondo non resta altro che solitudine.(...)La nostra materialità quotidiana è impastata di eternità. Soltanto se apparteniamo all'Eterno che vive dentro il nostro presente, l'esistenza è vera, possiamo avere un giudizio adeguato sulle cose, ci ritroviamo capaci di un affetto intenso verso noi stessi e verso la gente."
E' necessaria una continua ripresa, che non può essere soltanto quella di taluni momenti in cui siamo fortemente richiamati. Questi momenti sono utili se la nostra rirpesa è quotidiana, anzi, se è di ogni ora, di ogni minuto. Affinchè tale ripresa avvenga, non occorre innanzitutto abbandonare o diradare le nostre occupazioni, ma riportare continuamente il nostro sguardo alla radice vera della nostra esistenza. Essa è come la radice dell'albero: è profonda, nascosta, ma rivela la sua presenza nel ritorno della fioritura annuale, nella fecondità della pianta.(...)...Tutto si gioca nella scoperta e nel riconoscimento, sempre rinnovati, della Presenza che governa la nostra vita. Se in noi non avviene questo passaggio, a governare la nostra vita sono i nostri pensieri, le nostre iniziative, le esaltazioni e poi le stanchezze. La vita, allora, diventa il susseguirsi delle nostre povertà, e in fondo non resta altro che solitudine.(...)La nostra materialità quotidiana è impastata di eternità. Soltanto se apparteniamo all'Eterno che vive dentro il nostro presente, l'esistenza è vera, possiamo avere un giudizio adeguato sulle cose, ci ritroviamo capaci di un affetto intenso verso noi stessi e verso la gente."
Massimo Camisasca, da Questa mia casa che Dio abita
Che altro augurare, se non che cresca in noi questo sguardo alla radice? Buon anno, amici!
1 commento:
E' nel vivere la vita in tensione, come quando a casa si fanno le cose per preparsi al Natale e all'arrivo dei parenti, o quando si aspettano ospiti importanti, che si può vivere attaccati alla radice.
Perchè si spolvera, si fanno grandi pulizie si fa attenzione ad ogni particolare, lo si fa con amore a quello che si sta facendo, no anzi lo si fa sopratutto per amore all'ospite importante. Pensi "ecco, sistemiamo questa piega del lenzuolo, sì è meglio, si". Vuoi ricambiare tutto il bello che quell'ospite importante ti ha mostrato, l'attenzione che ti donato.
Spero che le mie frasi non siano troppo sconnesse.
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