Caravaggio, Vocazione di San Matteo
"é solo se Cristo, la Sua bellezza, risplende su di noi, che possiamo sentirci tutti attirati nell'intimo del nostro cuore. Ma la vita è dramma, è rapporto, e in un rapporto niente è meccanico...Per questo occorre che l'uomo, ognuno di noi, sia disponibile a lasciarsi colpire dalla bellezza di Cristo."
"Ma per desiderare così occorre un giudizio di valore su cosa sia realmente Cristo, perchè altrimenti non Lo desideriamo..."Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore", perchè noi desideriamo quello che, di fatto, stimiamo come valore....Che noi abbiamo una stima più grande, più potente, così potente di Cristo che pian piano il nostro desiderio si sposti verso di Lui, in modo da vincere questa lontananza, questo è un problema di tempo. A noi preme domandare, all'inizio di questi giorni, di avere questo desiderio, perchè il desiderio è la dote del povero."
"Non ci sarà fedeltà-cioè al fondo non ci interesserà Cristo- se non ci sarà una domanda per la quale solo Lui è la risposta...Per questo la prima lealtà è con la nostra umanità, con il nostro grido, con l'urgere del nostro cuore."
"Che razza di tenerezza l'uomo era in grado di muovere nelle viscere di Gesù, fino alla commozione! E che cosa vedeva Gesù per commuoversi così? Il bisogno, il nostro bisogno. L'uomo coincide con questo bisogno, con questa fame e con questa sete a cui non può rispondere da solo...Che differenza tra questo sguardo e quello che noi abbiamo tante volte su di noi, per cui riconoscere di essere bisognosi ci sembra una debolezza...è come se dietro questa concezione, questo sguardo su di noi, si nascondesse la mentalità di tutti: il sogno inconffessato di non essere bisognosi, di non avere bisogno, che l'ideale sia l'autonomia, l'essere autosufficienti...Io non voglio essere autosufficiente, io voglio sentire l'urgenza dentro il mio cuore, il bisogno di Cristo fino al pianto, per aprirmi a Lui, per sperimentare la potenza della sua presenza, la pienezza che può raggiungere la vita quando, come bisognosi, Lo lasciamo entrare...Pensate per un istante se preferite avere bisogno delle persone che amate, della compagnia dei figli, o se preferite essere da soli."
"Gesù vede in me, in te, una realtà superiore, un principio originale e irriducibile, del quale il nostro bisogno, il nostro desiderio, la nostra sproporzione è il primo riverbero, e allora il nostro bisogno, il nostro desiderio, che noi consideriamo una nostra debolezza, è proprio quello che ci rende irriducibili. Proprio perchè siamo insopprimibile desiderio dell'infinito, siamo irriducibili a qualsiasi reazione, e perciò il valore non si può confondere con le reazioni che siamo indotti ad assumere."
"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima? o che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Perchè uno che ci fa questa domanda ci vuole veramente bene? perchè non ci lascia ridurre il nostro io, il nostro bisogno, riconosce la stoffa di cui siamo fatti, è come se dicesse: "Ma guarda chi sei! Guarda quello che il tuo cuore desidera! Dimmi se ti puoi accontentare di meno di questo! Dimmi se ti basta il mondo intero!"
"Il valore dell'io, il valore di ognuno di noi, è che è rapporto diretto, esclusivo con Dio, il cui riverbero è il bisogno, è la nostra la mendicanza"
"é uno sguardo, è tenere lo sguardo fisso, attaccato quello che ci impedisce di ridurci. Ma come possiamo mantenere questa posizione? Soltanto se quell'avvenimento è contemporaneo."
"...quando ci sentiamo schiavi, non diamo la colpa alle circostanze, all'universo intero, a nessuno su cui scaricare tutte le responsabilità, ma cominciamo a pensare che l'essere schiavi in una circostanza, "sentirci incastrati", sentirci soffocare, dipende da questa mancanza di dipendenza dal Mistero."
"Domandiamoci quanti amici veri abbiamo, cioè qualcuno che ci ridesta costantemente questo, che ci ridesta la ferita, il dramma del vivere, che ci ridesta la domanda: Chi ci dica così, questo è un amico."
"Questa è la mistica cristiana:vedere il fondo, vedere l'origine, non restare nell'apparenza, così che il fondo di tutto, di me e del reale, diventi trasperente come le solite cose."
"Desideriamo l'impossibile. Per questo, siccome non ce lo possiamo dare da soli, tutta la nostra speranza è tendere le mani."
Tutte queste frasi sono tratte dal libretto degli esercizi della fraternità di Comunione e Liberazione su cui abbiamo lavorato alla vacanza del Clu, di cui racconterò a breve sull'altro blog. Sono tante ma in realtà solo una minima parte di quello che mi ha letteralmente ribaltato la vita. Chiedo che tutta l'estate sia ribaltata così!
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