martedì 31 marzo 2009
















"Lo scopo dell’arte [...] è quello di spiegare a se stessi e a chi ci sta intorno perché vive l’uomo, qual è il significato della sua esistenza, di spiegare agli uomini qual è la ragione della loro apparizione su questo pianeta. O, se non di spiegarlo, di porre loro questo problema [...] Per mezzo dell’arte, l’uomo si appropria della realtà attraverso un’esperienza soggettiva. [...]
La scoperta artistica si presenta come una rivelazione, come un desiderio appassionato e improvviso di afferrare intuitivamente tutte in una volta le leggi del mondo – la sua bellezza e il suo orrore, la sua umanità e la sua ferocia, la sua infinità e la sua limitatezza. [...]
L'arte esiste e si afferma là dove esiste quell'eterna e insaziabile nostalgia della spiritualità, dell'ideale, che raccoglie gli uomini attorno all'arte. È erronea la via per la quale si è avviata l'arte contemporanea, rinunciando alla ricerca del significato della vita in nome dell'affermazione del valore autonomo della persona.
La cosiddetta creazione comincia ad apparire una sorta di eccentrica occupazione a cui attendono personalità sospette che affermano il valore intrinseco di qualsiasi atto personalizzato. Ma nella creazione la personalità non si afferma, bensì è al servizio di un'altra idea generale e di ordine superiore.
L'artista è sempre un servitore che si sforza per così dire di sdebitarsi per il dono che gli è stato concesso come una grazia. Tuttavia l'uomo moderno non è disposto ad alcun sacrificio, benché soltanto il sacrificio costituisca un'autentica affermazione".

Andrej Tarkovskij, da Scolpire il tempo

mercoledì 25 marzo 2009

Annunciazione













Beato Angelico, Annunciazione (particolare)

Lo stato d’animo della Madonna, quello stato d’animo che opera un atteggiamento e lo decide di fronte alle occasioni e al tempo, lo stato d’animo della Madonna come si può definire meglio che con la parola “silenzio”? Il silenzio proprio come colmo di memoria. Due cose contribuivano a questa memoria, due cose determinavano questo silenzio. La prima era il ricordo dell’accaduto. L’accaduto conservava intatta la sua meravigliosità, il suo mistero vero, il suo mistero di verità, perché - ed è la seconda cosa - aveva qualcosa di presente: quel Bambino, quel giovane presente, quel Figlio presente.


Don Giussani, da Il Santo Rosario

martedì 24 marzo 2009

Studiando estetica...

Questa è la conclusione cui perviene tutto il discorso sulla quarta forma di mania - ossia quella mania per la quale, quando uno veda la bellezza di quaggiù, ricordandosi della vera Bellezza, mette le ali, e messe di nuovo le ali, è desideroso di volare, ma ne è incapace, e guardando verso l'alto come un uccello e non prendendosi cura delle cose di quaggiù, riceve l'accusa di trovarsi in uno stato di mania. E il discorso giunge a dire che, fra tutte le divine ispirazioni, questa è la migliore e deriva dalle cose migliori, e per chi la possiede e per chi ne partecipa. Ed è per questo che, partecipando di tale mania, chi ama i belli viene detto innamorato. Infatti, come ho detto, ciascun'anima di uomo, per sua natura, ha contemplato gli esseri, altrimenti non sarebbe venuta in questo essere vivente. [...]Poche anime restano nelle quali è presente il ricordo in maniera sufficiente. Quando vedono qualcosa che sia un'immagine delle realtà di lassù esse restano colpite e non rimangono più in sé. Ma non sanno cosa sia quello che provano, perché non lo percepiscono in modo sufficiente. [...] Per quanto riguarda la Bellezza, poi, come abbiamo detto, splendeva fra le realtà di lassù come Essere. E noi, venuti quaggiù, l'abbiamo colta con la più chiara delle nostre sensazioni, in quanto risplende in modo luminosissimo. La vista, per noi, è infatti la più acuta delle sensazioni che riceviamo mediante il corpo. Ma con essa non si vede la Saggezza, perché, giungendo alla vista, susciterebbe terribili amori, se offrisse una qualche chiara immagine di sé, né si vedono tutte le altre realtà che sono degne d'amore. Ora, invece, solamente la Bellezza ricevette la sorte di essere ciò che è più manifesto e più degno d'amore.
Dunque, chi non è di recente iniziato, o è già corrotto, non si innalza prontamente di qui a lassù,verso la Bellezza in sé, quando contempla ciò che quaggiù porta lo stesso nome. Di conseguenza, guardandola, non la onora, ma, dandosi al piacere come un quadrupede che cerca solo di montare e generare figli, e abbandonandosi agli eccessi, non prova timore e non si vergogna nel correre dietro a un piacere contro natura.
Chi, invece, è di recente iniziato e ha molto contemplato le realtà di allora, quando vede un volto di forma divina che imita bene la bellezza, o una qualche forma di corpo, dapprima sente i brividi, e qualcuna delle paure di allora penetra in lui. Poi, guardandolo, lo venera come un dio, e se non avesse timore di essere ritenuto in condizione di eccessiva mania, offrirebbe sacrifici al suo amato come a una immagine sacra e a un dio. Al vederlo, lo coglie come una reazione che proviene dal brivido, e un sudore e un calore insoliti. Ricevendo, infatti, attraverso gli occhi l'effluvio della bellezza, si scalda nel punto in cui la natura dell'ala si alimenta. E, una volta riscaldatasi, si sciolgono le parti che stanno attorno ai germi, le quali, essendo da tempo chiuse, per inaridimento, non lasciavano germogliare le ali. In seguito all'affluire del nutrimento, l'ala si gonfia e comincia a crescere dalla radice, per tutta quanta la forma dell'anima. Un tempo, infatti, l'anima era tutta alata. Dunque, a questo punto, essa ribolle tutta quanta e palpita. [...]
Quando, dunque, guarda la bellezza di un ragazzo, e riceve le parti che ne procedono e fluiscono e che appunto per questo sono dette "flusso d'amore", l'anima viene irrigata e si riscalda, si riprende dal dolore e si allieta. Quando invece ne è separata e si inaridisce, le bocche dei condotti da cui escono le penne, disseccandosi e chiudendosi, impediscono il germoglio dell'ala. Ma questo, rinchiuso dentro insieme al flusso d'amore, come i polsi che battono, pizzica sui condotti, ciascun germoglio nel condotto che gli è proprio, cosicché l'anima, pungolata tutt'intorno, è presa dall'assillo e dal dolore. Ma avendo di nuovo il ricordo della bellezza, prova gioia.
In seguito alla mescolanza di queste cose, essa prova grande turbamento per la stranezza di ciò che sente e, senza una via d'uscita, delira, e, presa dalla mania, non riesce a dormire di notte, né di giorno può riposare da qualche parte, ma, spinta dalla brama, corre là dove pensa di poter vedere chi possiede la bellezza. E dopo che ha visto ed è stata irrorata dal flusso d'amore, si sciolgono i condotti che prima si erano ostruiti e, ripreso respiro, cessa di avere punture e travagli e nel momento presente gode di un piacere dolcissimo.

Platone, da Fedro

domenica 22 marzo 2009

Questa volta non si tratta di una citazione, ma è sempre qualcosa che mi ha veramente commosso:

lettera del santo padre Benedetto XVI ai vescovi cattolici riguardo alla remissione della scomunica:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2009/documents/hf_ben-xvi_let_20090310_remissione-scomunica_it.html

intervento di don Julian Carron sulla lettera del papa:
http://www.tracce.it/default.asp?id=344&id_n=9520

martedì 17 marzo 2009

Vento e bandiere














Monet, Terrazza sul mare

La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;

la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine,
com'è tornata, te lontana, a queste
pietre che sporge il monte alla voragine;

e come spenta la furia briaca
ritrova ora il giardino il sommesso alito
che ti cullò, riversa sull'amaca,
tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

Ahimé, non mai due volte configura
il tempo in egual modo i grani! E scampo
n'è: ché, se accada, insieme alla natura
la nostra fiaba brucerà in un lampo.

Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
un gruppo di abitati che distesi
allo sguardo sul fianco d'un declivo
si parano di gale e di palvesi.

Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,
messaggeri del vespero: e non crede
che gli uomini affamati hanno una festa.


Eugenio Montale

domenica 15 marzo 2009


















Chagall, Violinista blu

"Lascia perdere questa storia con Idan" sentì la voce di Leah riecheggiarle nella mente, come se aspettasse solo quell'occasione. "Dimenticalo, dai! Non vale la punta del tuo migliolo!" Tamar tirò un pò su il plaid, ripensando con piacere all'ultima conversazione avuta con l'amica a proposito dell'amore. "No, non interrompermi! Lascia che te lo dica una volta per tutte!"

"Ma me lo hai già detto mille volte" aveva esclamato Tamar stringendo le ginocchia contro il petto.

"Il tuo errore è che cerchi un ragazzo che sia un artista, non è vero?"

"Non dico di no."

"Ma che bisogno hai di uno come te, dimmi? Cos'è questa scemenza dell' "anima gemella"? Dovrebbe essere proprio il contrario. Tu, ascolta, tu...Lo sai di cosa hai bisogno?"

"Di cosa?" Tamar non riuscì a trattenere un sorriso a quel ricordo e si coprì la testa con il plaid, perché Shelly non vedesse.

"Hai bisogno di uno con una mano grande così" aveva sentenziato Leah, "e sai perché?"

"Perchè?" Ora sarebbe arrivata la spiegazione.

"Uno che se ne sta con la mano alzata, forte, ferma, come la statua della Libertà ma senza quel cono gelato. Solo con la mano aperta, in alto, e allora tu..." Leah sollevò la sua mano squadrata, ruvida, con le unghie rosicchiate e la agitò, come fosse un uccellino in volo, "...tu, da lontano, da qualsiasi punto della terra, vedrai quella mano e saprai che lì potrai posarti e riposare. E' vero o no?"

"Oh, Leah."


David Grossman, da Qualcuno con cui correre

giovedì 12 marzo 2009













Edward Hopper

“L’ansietà, il timore dell’avvenire sono già delle malattie. La speranza è il contrario, è prima di tutto una distensione dell’io. (...) La speranza fa credere, dà tempo, offre spazio all’esperienza in corso. La speranza è il senso di un’avventura aperta, tratta generosamente la realtà anche quando questa sembra contrastare i propri desideri. La speranza entra nella situazione ontologica dell’uomo. Accettarla o rifiutarla è accettare o rifiutare di essere uomo”.


Emmanuel Mounier

venerdì 6 marzo 2009

L'essenza dell'amore
















Giovanni Bellini, Estasi di San Francesco


"San Francesco avrebbe potuto amare la sua cittadina quanto l’amava prima, o forse anche di più; ma pur amandola di più, l’essenza del suo amore sarebbe stata diversa. Avrebbe potuto vedere e amare ogni tegola dei tetti spioventi e ogni uccello posato sui bastioni, ma li avrebbe visti in una prospettiva nuova e soprannaturale di costante pericolo e dipendenza. Invece di essere semplicemente fiero della sua città perché forte e salda, avrebbe ringraziato Dio onnipotente perché non la lasciava cadere, avrebbe ringraziato Dio perché non lasciava cadere l’intero cosmo come un vaso di cristallo che si infrangesse in una miriade di stelle cadenti. (..) Si dice comunemente e in modo un po’ cinico che “fortunato è colui che non si aspetta nulla, perché non sarà deluso”. San Francesco ha detto in un senso assolutamente felice ed entusiastico “fortunato è colui che non si aspetta nulla, perché tutto gli darà gioia”. E’ stato partendo da questa idea ponderata di ricominciare da zero, dall’oscuro nulla del suo deserto, che riuscì a godere delle cose terrene come pochi altri sono riusciti."



G.K.Chesterton, da San Francesco



Grazie a: http://osteriavolante.myblog.it/ (e grazie anche alla Ele, ma questa è un'altra storia!)

martedì 3 marzo 2009

Lo sai: debbo riperderti e non posso.
Come un tiro aggiustato mi sommuove
ogni opera, ogni grido e anche lo spiro
salino che straripa
dai moli e fa l'oscura primavera
di Sottoripa.

Paese di ferrame e alberature
a selva nella polvere del vespro.
Un ronzìo lungo viene dall'aperto,
strazia com'unghia i vetri. Cerco il segno
smarrito, il pegno solo ch'ebbi in grazia
da te.
E l'inferno è certo.

Eugenio Montale, da Le occasioni