giovedì 28 febbraio 2008





















...dicevo ai miei amici:" Noi non amiamo che il bello. Cos'è il bello? e cos'è la bellezza? Cosa ci attrae e ci avvince agli oggetti del nostro amore? La convenienza e la grazia, perchè se ne fossero privi non ci attirerebbero affatto". Avvertivo cioè e notavo che nei corpi altra cosa è la bellezza, per così dire, complessiva, in quanto sono un complesso, e altra la convenienza, ossia l'armonia con altri corpi, come una parte del nostro corpo si armonizza col tutto, o un calzare col piede.


S.Agostino, da Confessioni, IV, 13, 20

martedì 26 febbraio 2008



















Dice Aristotele nel secondo libro della Metafisica che "come una cosa si pone rispetto all'essere, così si pone rispetto alla verità": il significato che la verità di una cosa, contenuta nella verità come nel suo soggetto, risiede nella somiglianza perfetta di una cosa con il suo essere. Delle cose che esistono, tuttavia, alcune sono tali da contenere in sé l'essere assoluto; in altre, invece, l'essere dipende da un'altra cosa con cui sta in relazione, come essere nello stesso tempo e relazionarsi ad altro; come il padre e il figlio, il signore e il servo, il doppio e la metà, il tutto e la parte, e simili, in quanto tali. Dal momento che l'essere di tali cose dipende da altro, ne deriva che anche la verità di esse dipende da altro: se si ignora la metà, infatti, non si può mai conoscere il doppio, e così tutto il resto.


Dante, da Lettera a Cangrande della Scala

venerdì 22 febbraio 2008
















Marc Chagall

Fu quella la sera in cui comincia a rendermi conto che mi stava succedendo qualcosa agli occhi. Guardai mio padre e vidi linee e piani che non avevo mai visto prima. Sentivo cogli occhi. Sentivo i miei occhi muoversi lungo le pieghe dei suoi occhi e dentro e sopra le profonde rughe della fronte. Aveva trentacinque anni e le rughe che gli segnavano il viso e la fronte. Sentivo quelle linee coi miei occhi e sentivo anche il lungo dorso dritto e piatto del suo naso, la chiara oscurità dei suoi occhi, la curva vigorosa e spessa delle sopracciglia rosse e il folto pelo rosso della barba che stava ingrigendo. Vidi gli sporadici fili grigi nel groviglio di peli sotto le labbra. Sentivo le linee e i punti e i piani. Sentivo la grana e il colore. Vidi sulla tavola le candele del Sabato mandare bagliori rosso e oro. Vidi mia madre piccola, calda, sericea, in un bellissimo vestito azzurro e bianco messo in onore del Sabato. Vidi le mie mani bianche e ossute, le mie dita lunghe e sottili, la mia faccia nello specchio sopra la credenza, pallida, con gli occhi neri e i capelli rossi arruffati. Mi sentii sommerso dalle forme e dalle strutture del mondo intorno a me. Chiusi gli occhi. Ma continuavo a vedere in quel modo dentro la mia testa. Vedevo con un altro paio di occhi che improvvisamente si erano svegliati.


Chaim Potok, da Il mio nome è Asher Lev

giovedì 21 febbraio 2008
















Munch, Weeping Nude

Il male che faccio non è il mio male,
sono più misera di quanto credevo;
il male che ho dentro queste mie ossa,
Padre, mi tiene lontano da te.

Passa il mio tempo, non son sincera.
Amo la gente, non son sincera.
Vivo il presente, non son sincera.
Prego la sera, non son sincera.

Fammi incontrare chi sa soffire,
chi sa donare fino alla fine,
chi è sincero, chi è reale
colui ch'io possa almeno seguire.

Adriana Mascagni, Non son sincera

domenica 17 febbraio 2008














Friedrich, Moonrise over the sea


"L'uomo è un mistero, un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo non dire che hai perso tempo. Io studio questo mistero perché voglio essere un uomo"


Dostoevskij

venerdì 15 febbraio 2008















E.Hopper, Sun in an empty room


II

Ah tu non resti inerte nel tuo cielo
e la via si ripopola d’allarmi
poiché la tua imminenza respira contenuta
dal silenzio di lucide pareti
e dai vetri che fissano l’inverno.
Camminare è venirti incontro, vivere
è progredire a te, tutto è fuoco e sgomento.
E quante volte prossimo a svelarti
ho tremato d’un viso repentino
dietro i battenti d’un’antica porta
nella penombra, o a capo delle scale.


Mario Luzi, da Quaderno gotico

martedì 12 febbraio 2008














Gio e la Sere al compleanno della Chiara l'anno scorso


"Dalla muta distesa delle cose deve partire un segno, un richiamo, un ammicco."

Italo Calvino, in Palomar